Page 84 - Federico Focher (a cura di), PIERRE-LOUIS MOREAU DE MAUPERTUIS Lettere filosofiche e scientifiche
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Pierre-Louis Moreau de Maupertuis
Il sonno è una parte dell’esser nostro, per lo più di sola perdita per noi: qualche
volta pertanto i sogni rendono questo stato così vivo quanto la veglia. Non si potrebbe
trovar l’arte di procurar tali sogni? L’oppio ricolma per ordinario lo spirito d’immagini
aggradevoli: si raccontano maraviglie anche maggiori di una certa bevanda dell’Indie.
Non si potrebbero su di ciò fare dell’esperienze? Non vi sarebbero forse altre guise di
modificar l’Anima nostra o nel tempo, in cui ella è assolutamente priva del commercio
degli oggetti esteriori, o sia negl’istanti, in cui questo commercio è indebolito senz’es-
sere totalmente interrotto?
In questi momenti, i quali non sono di proprietà nè del sonno, nè della veglia, in
cui ogni più leggiera circostanza cambia lo stato dell’Anima, e se ella ancor sente, per
altro più non ragiona, non si potrebbero cagionarle delle illusioni, le quali forse dassero
qualche indizio della maniera, ond’essa è unita col corpo?
Le nostre ordinarie esperienze incomincian dai sensi, cioè da que’ filetti maraviglio-
si, i quali portano le loro impressioni al cervello. L’esperienze, le quali partissero dal fon-
te di questi filetti, fatte sul medesimo cervello, sarebbero verisimilmente più istruttive.
Alcune singolari ferite ce ne hanno qualche volta somministrate le occasioni; ma
non sembra, che ci siamo molto approfittati di questi radi accidenti. Si avrebbero molti
più mezzi per avanzare l’esperienze, servendosi di quegli Uomini condannati a una
morte dolorosa, e certa, per i quali sarebbero esse una spezie di grazia. Forse in questa
maniera si troverebbe il solo mezzo, se ve ne è alcuno, per guarire i pazzi.
Si vedrebbero delle costruzioni di cervelli assai differenti dai nostri se si potesse
avere qualche commercio con quei Giganti delle Terre Australi, ovvero con quegli Uo-
mini pelosi, e codati, di cui abbiamo parlato.
Si sa molto generalmente come si son formate le lingue. I bisogni scambievoli fra
Uomini, i quali aveano gli organi stessi, hanno prodotto de’ segni comuni per farsi
comprendere. Ma le differenze estreme, che si trovano oggidì nelle maniere d’espri-
mersi, provengono esse dalle alterazioni da ciascun Padre di Famiglia introdotte in una
lingua in sul principio comune a tutti? Ovvero queste maniere d’esprimersi sono elleno
state originariamente differenti? Due, o tre fanciulli, nell’età più tenera, allevati insieme
senza alcun commercio con gli altri Uomini, si farebbero sicuramente un linguaggio,
per quanto ristretto, che egli fosse. Sarebbe una cosa capace di sparger gran lumi sulla
precedente questione l’osservare se questa nuova lingua rassomigliassesi a qualcuna di
quelle, che si parlano oggigiorno, e vedere, con quale di esse mostrasse una maggiore
conformità. Perchè l’esperienza fosse completa, sarebbe necessario formare varie socie-
tà simili, e formarle di fanciulli di diverse Nazioni, i Padri dei quali parlassero le lingue
più differenti; poichè la nascita è di già una spezie d’educazione, e così riscontrare se i
linguaggi di queste varie società avessero fra loro qualche cosa di comune, e fino a qual
punto si rassomigliassero? Converrebbe sopra tutto far sì, che queste picciole Popola-
zioni non apprendessero altre lingue, e procurare, che quelli, i quali si applicassero a
questa ricerca, apprendesser la loro.
Questa esperienza non si restringerebbe a solamente instruirci sull’origine delle
lingue; ma potrebbe anche farci apprendere molte altre cose sull’origine delle medesi-
me idee, e sopra le nozioni fondamentali dello Spirito Umano. Egli è un tempo assai
lungo, che noi ascoltiamo dei Filosofi, la scienza de’ quali non è, che una consuetudine,
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