Page 54 - Federico Focher (a cura di), PIERRE-LOUIS MOREAU DE MAUPERTUIS Lettere filosofiche e scientifiche
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Pierre-Louis Moreau de Maupertuis

niente dal trasporto: sarebbe sufficiente che l’uniformità del suo moto sul mare si avvi-
cinasse a quella, che conservano in Terra i più dozzinali Orivoli.
2. Da un occhiale, il quale ingrossasse bastatamente gli oggetti per distinguere i sa-
telliti di Giove, e che discoprisse un campo a sufficienza grande, perchè l’agitazion del
vascello non lo facesse uscir fuori di questo campo durante l’osservazione.
3. Da una teoria del moto della Luna sufficientemente perfetta, perchè dal suo cal-
colo si fosse sicuri della sua stazione nel Cielo.
Sono arrivati in Inghilterra a fabbricare degli Orivoli assai superiori agli Orivoli
ordinarj per conservare l’egualità del loro moto malgrado l’agitazione del Mare: Un
nuovo grado di perfezione in questi Orivoli terminerebbe lo scioglimento del Problema.
Il Newtono ha fatto fare progressi così grandi all’Ottica, ed ha talmente aumentata
la forza degli occhiali, che si può credere, che un salto meno considerabile, che facesse
quest’arte, ci metterebbe a portata d’osservare comodamente sul Mare i Fenomeni dei
satelliti. Lo stesso Uomo, ammirabile in tutto, ci ha dato una Teoria della Luna, la quale
corrisponde così bene ai suoi moti, che il navigante abile, ed esatto può di già approfit-
tarsene per non incorrere in errore sulla longitudine, che sorpassi un grado; e combi-
nando la Teoria con delle buone osservazioni, sarà ben presto in stato di avvicinarsi
anche molto di più alla cognizione della longitudine, cioè a risolvere interamente il
Problema; Poichè si potrà tenerlo per sciolto subito, che si avrà la longitudine sul Ma-
re così esattamente quanto si ha la latitudine, cioè intorno ad un quarto, ovvero ad un
sesto di grado.
Vi saranno forse altri mezzi per giugnere allo scioglimento di tal Problema; Ma
queste sono sufficienti per far vedere, che abbenchè non vi si sia per anche arrivati, non
si dee per ciò disperare; e quanto s’ingannano quelli, i quali riguardano la scoperta della
longitudine come una chimera, ovvero la mettono nel rango dei precedenti Problemi.




LETTERA XIV

Sopra l’ moto perpetuo
La prima macchina di cui gli Uomini si servirono fu semplicissima. Eglino conobbero,
che accrescendo la lunghezza del palo, col quale volevano smuovere qualche balla,
l’effetto della forza che vi applicavano diveniva più grande, e questa fu l’origine della
leva. Il tempo, e l’esperienza, trasportandone il principio ad altri usi, fecero trovare
l’Argano, la carrucola, il cogno, e la vite assai prima, che si sapesse calcolarne gli effet-
ti, e ben presto fu impiegata a queste macchine la forza de’ buoi e dei cavalli per ri-
sparmiar quella degli Uomini.
Fu osservato dipoi, che vi erano nella Natura degli agenti, i quali si poteano sosti-
tuire agli Uomini, ed agli Animali. Si fece uso delle forze dell’Acqua, e del Vento per
strascinare, ed alzare fardelli, per macinare il grano, per segare il legname ec. Final-
mente aggiungendosi a queste forze quelle della molla, e del peso, si pervenne ad in-
ventar quelle macchine, le quali così utilmente suppliscono alla memoria, ed all’in-



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