Page 42 - Federico Focher (a cura di), PIERRE-LOUIS MOREAU DE MAUPERTUIS Lettere filosofiche e scientifiche
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Pierre-Louis Moreau de Maupertuis

dei quali non forma dei suoni articolati siccome i miei: posso dedurre, che eglino non
sieno forse creati per viver meco in società, ma no debbo però conchiudere che essi non
abbiano Anima: nè che si dia in natura un salto così enorme come sarebbe quello che
sarebbe di mestieri supporre se da un negro, ovvero da un Lappone animato da uno spi-
rito, che si percepisce, e che è capace di molte altre cognizioni si passasse di colpo a
una spezie assai consimile a lui, ma bruta, e incapace di sentimento, e che essendovi,
inoltre una infinità di spezie uguali a quelle, non se ne trovasse alcun’altra simile
all’Uomo. Tutto ciò dunque, che io posso pensare, e forse anche senza molta ragione, si
è, che quelle spezie abbiano meno idee di me, ovvero minore facilità di confrontarle tra
loro. Io passo dalla scimmia al cane, alla volpe, e per via di gradi impercettibili io di-
scendo persino all’ostrica, e forse persino alla pianta, la quale è una spezie d’animale
anche più immobile dell’ostrica, senza avere ragione per arrestarmi dovunque si sia.
Un’idea, che sembra assai naturale si è, che in tutte queste spezie, le quali van di-
scendendo per gradi insensibili, le Anime seguano anche elleno in qualche maniera una
tal gradazione, e differiscano tra loro per gradazioni insensibili di perfezione.
Chi sa pertanto se tutte queste Anime seguitino una gradazione consimile a quella,
che noi crediamo vedere nei differenti corpi da esse loro animati? Chi sa pure se elleno
non differiscano le une dall’altre se non che per la maggiore, o minor perfezione nel
genere stesso? Se certe forme di animali, che si allontanano interamente dalla nostra,
come quelle delle conchiglie, e degl’insetti, debbano farci credere dell’Anime meno
perfette, ovvero solamente di una natura molto diversa?
Vi sono degli Animali, la di cui vita comincia, e finisce nel termine di pochi giorni,
e ve ne sono verisimilmente di quelli che l’hanno più lunga di me.
Se tutti provano lo stesso numero di percezioni durante la loro vita, come alcuni mi
debbono superare nella vivacità dello spirito? E come altri, fissi in ogni idea molto più
lungamente di quello che a noi è permesso arrestarvisi, ne debbono eglino aver di van-
taggio per esaminarne i rapporti?



LETTERA VI

Del diritto sopra le Bestie
Dopo ciò che io ho detto delle Bestie, non credo che mi sarà domandato se io stimi, che
sia permesso di tormentarle; ma recherà forse maraviglia vedere tanti, e tanti tormentar-
le senza necessità, ed anche senza scrupolo.
Nell’Asia si trovano degli spedali fondati per loro. Intere nazioni non vivono, che
di frutta per non uccidere gli Animali: non ardiscono caminare senza le maggiori caute-
le per paura di schiacciare il minimo insetto: ma nella nostra Europa non se ne vedono
che stragi. I fanciulli si esercitano ad ammazzare mosche; in una età più avanzata si fa
crepare il cavallo, per sottomettere un cervo.
Gi uomini possono uccidere le bestie, poichè Iddio loro ha permesso espressamente
di nutricarsene: Ma questa medesima permissione prova, che nello stato naturale non lo
dovevano fare; anzi che la stessa rivelazione in diversi altri luoghi impone dei doveri


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