Page 39 - Federico Focher (a cura di), PIERRE-LOUIS MOREAU DE MAUPERTUIS Lettere filosofiche e scientifiche
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Lettere filosofiche e scientifiche
per la sede dell’Anima. Questo gran Filosofo dimenticandosi i suoi principj, credè che
bastava diminuir la massa della materia per potervi collocare uno Spirito. Ma come non
vide egli, che quella parte avea anche un’infinità d’altre parti così poco suscettibili
quanto essa di commercio con un essere semplice? Come non riflettè egli che era altret-
tanto assurdo far riseder l’Anima nella più picciola parte del cervello, quanto crederla
sparsa per tutte le membra, ovvero scorrente per le vene col sangue?
L’altra setta de’ Filosofi non ammette neppure i moti del corpo come cause occa-
sionali delle percezioni dell’Anima, nè le percezioni dell’Anima come cause occasiona-
li dei moti del corpo. Questi vogliono, che il Corpo, e l’Anima, senza alcuna spezie di
rapporto dell’uno all’altro, sieno sue sostanze talmente costituite, che per loro propria
natura l’una eserciti una certa succession di percezioni, l’altra una certa successione di
moti; che la sapienza del Creatore abbia esse talmente costituite, che per mezzo di
un’armonia, che eglino chiamano prestabilita, i moti nell’una si facciano precisamente
nel tempo stesso, i cui sembra che le percezioni dell’altra l’esigono, e che le percezioni
sembrino dipendere dai moti. Leibnizio ha avanzato questo sistema, e quasi tutti i Filo-
sofi della Germania l’hanno adottato. La loro persuasione cotanto si estende, che uno
de’ più celebri discepoli di lui, si è creduto obbligato d’avvertire, che per un effetto di
condescendenza voleva egli permettere agli spiriti deboli di attenersi ad un altro siste-
I
ma, ma supposto però, dic’egli, che ciò fosse senza malizia.
Ecco quai sono le idee delle più ragguardevoli sette de’ Filosofi moderni sopra
l’unione dell’Anima col Corpo; ecco come esse spiegano il commercio delle due so-
stanze. Le altre meno addottrinate su questa materia, ma forse più ragionevoli, ammet-
tono una influenza dell’Anima sul Corpo, e del Corpo sull’Anima, ma non sanno che
cosa essa sia.
LETTERA V
II
Sopra l’anima delle Bestie
Sembra che Cartesio sinceramente credesse, che le Bestie non abbiano Anima, ed è as-
sai più sorprendente, che egli di ciò persuadesse i suoi molti discepoli. Un principio
troppo avanzato, e male inteso, lo condusse a questa idea. Egli credeva conoscere tutta
la natura dell’Anima, e la definiva un Esser pensante, indivisibile, e immortale. Conce-
dere una tale Anima alle Bestie pareva a lui, che fosse un farle partecipi della eternità, e
capaci di castighi, ond’è l’Uomo, dopo la sua morte, minacciato, e delle ricompense, le
quali a lui sono promesse. Spaventato egli da tai conseguenze si determinò a privar
d’Anima i Bruti, ed a ridurli a pure macchine. Poichè non si dee credere che egli non le
abbia private che delle sole operazioni, le quali si chiamano intellettuali, avendo loro
I Si quis habetior fuerit, quam ut philosophicam scientiam capere possit, vel infirmior, quam ut inoffensa
pietate systemati Harmoniæ præstabilitæ essentiatur, is systema influxus physici amplectatur; & systema
Harmoniæ præstabilitæ, si velit, damnet, modo sibi temperet a malitia. Wolff. Psycol. ration. n. 640.
II Questa è Scritta da Filosofo scordato d’esser Cattolico cristiano.
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