Page 37 - Federico Focher (a cura di), PIERRE-LOUIS MOREAU DE MAUPERTUIS Lettere filosofiche e scientifiche
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Lettere filosofiche e scientifiche

quando si vuole essa distinguere ovvero confonderla all’infinito, ovvero individuarla
ne’ suoi estremi elementi.
Riflettendo dunque che non vi è alcuna rassomiglianza, nè alcun rapporto fra le no-
stre percezioni, e gli oggetti esteriori, sarà necessario accordare, che tutti questi oggetti non
sono che semplici fenomeni. L’estensione, da noi stata presa per base di tutti questi oggetti
inquanto che ne costituisce l’essenza, l’estensione medesima non sarà che un fenomeno.
Ma da che cosa sono prodotti questi fenomeni? Come sono essi percepiti? Dire che
è per via di particelle corporee, egli è un non dir cos’alcuna, poichè i corpi medesimi
non son che fenomeni. È forza dunque che le nostre percezioni sieno cagionate da qual-
cun altro Essere, che abbia potenza, ovvero l’attività di eccitarle.
Ecco dove noi siamo condotti: si vive in un Mondo, ove nulla di ciò che noi perce-
piamo si rassomiglia a ciò che noi percepiamo. Esseri sconosciuti eccitano nell’Anima
nostra tutte le sensazioni, e tutte le percezioni che ella prova, e non rassomigliando ad
alcuna delle cose da noi percepite, a noi tutte eglino le rappresentano.
II. È questo il primo passo, che mi hanno fatto fare le mie riflessioni: Io vivo cir-
condato da oggetti, dei quali alcuno non è come io me lo rappresento: Simile in ciò
all’Anima, che durante un sonno profondo diviene il giuoco di vani sogni, i quali nel
risvegliarsi perdono la loro intera realità. Conviene pertanto che io a dir mi determini:
Che o vi sono in natura degli esseri impercettibili a tutti miei sensi, i quali hanno la fa-
coltà di rappresentarmi gli oggetti da me percepiti.
Ovvero che l’Essere supremo me gli rappresenta egli stesso, ossia eccitandomi
l’Anima tutte le percezioni da me prese per oggetti, ossia riempiendomi della sua Es-
senza, la quale contiene in sè stessa tutto ciò che può essere percepibile. Ovvero final-
mente, che l’Anima per sua propria natura contiene in sè stessa tutte le percezioni suc-
cessive, che ella prova, indipendentemente da ogni altra esistenza fuori di lei.
Ecco, per quanto mi pare che si riducono i tre sistemi, su i quali sono stati prodotti
così grossi volumi. Per dirvi ciò ch’io penso di ciascheduno; mi sembra che
1. Toglier via gli Esseri sensibili per sostituirne degli altri, ai quali si dia la facoltà
di rappresentargli, è un sorprender piuttosto, che un instruire. E poi si comprend’egli
forse meglio, che gli Esseri impercettibili, che si suppongono, possino agire sull’anima
nostra, e ad essa porgere le rappresentazioni da lei percepite, di quello che si compren-
da, che gli Esseri sensibili possano farlo eglino stessi?
2. Dire, che tutte le nostre percezioni vengono immediatamente da Dio; che tuttociò
che noi percepiamo non è che la sostanza stessa di Lui, che contiene i modelli eterni di
tutte le cose, è un’idea più semplice, più grande, e più filosofica. L’Autore di questo
sistema, [13] o almeno colui che in questi ultimi tempi l’ha riprodotto (poichè tutto ciò,
che può dirsi su queste questioni era stato immaginato da i più antichi filosofi),
quest’autore io dico, temendone le conseguenze, vi pose un temperamento da lui credu-
to necessario. Abbenchè questa vista della sostanza divina sia sufficiente per procurare
all’anima tutte le percezioni degli oggetti esteriori, e che questi vi diventino affatto inu-
tili, egli ammette nonostante l’esistenza di questi oggetti, ed anche tali gli ammette,
quali ci sono da tai percezioni rappresentati, ma ciò fa egli soltanto sulla credenza della
rivelazione, non inducendosi forse a credere che vi fossero libri se non perchè leggeva
la Bibbia.


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