Page 41 - Federico Focher (a cura di), PIERRE-LOUIS MOREAU DE MAUPERTUIS Lettere filosofiche e scientifiche
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Lettere filosofiche e scientifiche
la sensazione, di modo che accorderebbero a i bruti un’Anima sensitiva, e riserberebbe-
ro per gli uomini l’anima pensante. Questa distinzione non è fondata che sull’idee le
più confuse. Essi riguardano, per quanto apparisce, la sensazione come se potesse ap-
partenere al corpo, e come se non potesse essere se non che l’effetto della organizza-
zione, e del moto delle parti, nel mentre che accordano, che il pensiero non può essere
proprio se non che di una sostanza semplice, e indivisibile. L’una sarebbe distrutta dalla
separazione delle parti cioè dalla morte; l’altra sussisterebbe inalterata.
Ammettere una tal distinzione è lo stesso che non avere abbastanza riflettuto a ciò,
che forma i caratteri dell’Anima. Ogni sensazione, ogni percezione è un pensiero, ed è
necessariamente accompagnata dal sentimento di sè stesso, cioè da quello, che i Filosofi
chiamano Coscienza, seppure non è questo medesimo sentimento modificato differen-
temente, secondo i differenti oggetti ai quali egli venga applicato. Ora se è questo sen-
timento interno, che caratterizza la semplicità, e l’indivisibilità della sostanza alla quale
appartiene: il più leggiero e più confuso sentimento che avesse un’Ostrica tanto suppo-
ne una sostanza semplice e indivisibile, quanto la suppongono le più sublimi, e più
complicate speculazione del Newtono.
Gli agomenti, di cui si sono serviti tanto quelli, i quali privano d’Anima i Bruti,
quanto coloro dai quali ad essi è accordata, mi sembrano dunque frivoli ugualmente. I
primi non si fondano se non che sul pericolo delle conseguenze, sull’immortalità di tali
Anime, e sullo scandalo di farle partecipare delle ricompense eterne, e degli eterni ca-
stighi. Si è di già visto quanto egli è facile rispondere a queste obbiezioni. Gli altri per
provare, che le Bestie hanno un’Anima fanno pompa, ed esagerano tutta la loro indu-
stria: la loro abilità nel provedersi di nutrimento: le astuzie nei combattimenti, i quali
debbono essi sostenere contro i loro nimici: la loro sollecitudine nell’educazione de’
figlioli; la sagacità degli uccelli nel fabbricare i loro nidi, la geometria dell’Api nella
costruzione de’ loro Alveari; l’ordine, e l’economia, che elleno osservano nella loro
Repubblica; la fedeltà del Cane, l’astutezza della Scimia ec. Ma tutto ciò non prova as-
solutamente cosa alcuna. Noi l’abbiamo detto, ed è abbastanza evidente. Possono esser-
vi macchine talmente fabbricate che possino fare tutte quelle azioni senza alcun sentimen-
to interno; e chi ha visto il sonator di flauto del Vocanson, [14] si maraviglierà forse, che
Automati formati dalla Divinità non facciano se non ciò che veggiamo far dalle Bestie.
Le azioni degli Animali le più conformi allo spirito, e quelle degli uomini stessi
non provano dunque la presenza d’un’Anima, nè la più stupida immobilità non ne com-
prova la privazione. Ciò che costituisce l’Anima è il sentimento interno, del quale non
possiamo giudicare che obliquamente, e per analogia, siccome appunto giudichiamo
degli abitatori de’ Pianeti.
La nostra terra è abitata; noi deduchiamo da ciò, che anche i Pianeti, i quali sono
spezie anch’essi di terre, possano avere i loro abitatori. Il mio corpo è animato da uno
spirito, che percepisce lo stesso, e deduco da questo, che altri corpi simili al mio, lo
sieno ugualmente. Io sarei un ridicolo se una statura un poco più alta, ovvero un poco
più bassa, e se fattezze un poco differenti, mi facessero negare l’Anima agli altri Uomi-
ni della mia spezie, quando fattezze anche più differenti, e una pelle anche nera non mi
darebbero ragione di privar d’Anima gli abitatori dell’Africa. Io percepisco delle varie-
tà anche più grandi. Scuopro delle spezie di Uomini più deformi, e più pelosi, la voce
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