Page 40 - Federico Focher (a cura di), PIERRE-LOUIS MOREAU DE MAUPERTUIS Lettere filosofiche e scientifiche
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Pierre-Louis Moreau de Maupertuis
tolto ogni percezione, ed ogni sensazione. Il sentimento più ordinario, ovvero il più con-
fuso non poteva esser più proprio degli Automati di quello si fosse l’idea la più sublime.
Non stabiliva egli forse un sistema così paradosso se non che per compiacere i
Teologi, ma tutto il contrario gli avvenne. Eglino temerono, che ammettendosi un tal
meccanismo per cause di tutte le azioni delle Bestie, non si potesse anche sostenere per
quelle degli Uomini, e che non avendo le Bestie Anima alcuna, potessero gli Uomini
anche farne a meno. Fu predicato il sistema per uno scandalo, ed una empietà.
Forse era però un’ingiustizia; Poichè non addiviene che dalle nostre azioni noi co-
noschiamo di aver un’Anima, potendosi da pure macchine eseguire tutti i nostri movi-
menti, ed anche forse dei più complicati; Ma da quel sentimento interno, che noi pro-
viamo in noi stessi, e che non potrebbe dipendere da alcun Meccanismo.
Egli è vero, che non avendo altra prova dell’esistenza dell’Anima nostra, che que-
sto sentimento, questa prova non è che per noi stessi, e non potressimo estenderla agli
altri. Così coloro, i quali hanno adottato, e condotto il sistema tanto lontano quanto do-
veva egli condursi, si sono ridotti a ricorrere alla rivelazione per assicurarsi dell’Anima
di colui che seco loro favellava.
Per filosofare a nostro piacere sopra di questa così importante questione, conviene
esaminare se ella si attiene ai dogmi della Teologia, ovvero si possa da essi separarla.
Gli uni riguardano l’ammissione dell’anima alle Bestie come contraria alla Religione, e
gli altri credono che sia l’Automatismo capace di distruggerla. Da due pareri cotanto
opposti che si può egli concludere, se non che tal questione è indifferente, o almeno,
che nella disputa si è in libertà di prendere quel partito, che più ci piace.
Ed in effetto quando noi avessimo dell’Anima un’idea bastantemente distinta, e
completa per essere assicurati che tutta la sua natura consiste nel pensiero, e nella indi-
visibilità, come dedurressimo noi da ciò, che tutte le Anime conviene che sieno immor-
tali, e degne di Paradiso, ovver dell’Inferno? Esseri, i quali per concessione di tutti co-
loro da cui è agitata tal disputa, hanno avuto un principio, non possono eglino avere un
fine? Non sembra anzi che lo dovessero avere, e non l’averebbero essi effettivamente,
se Iddio cessasse di volere la loro esistenza?
In quanto al merito delle ricompense, overo dei castighi: non è nè l’indivisibilità,
nè la facoltà di pensare che lo produce; egli è un dato ordine di idee, e una certa conca-
tenazione fra queste, di cui un’Anima anche illuminatissima potrebbe esser manchevo-
le. Potrebbe ella per esempio contemplare, e scoprire con grande facilità i rapporti dei
numeri, e le proprietà dell’estensione; ma se fosse priva d’idee morali, ovvero se per-
desse la memoria di tutte le sue azioni subitochè ella le avesse fatte non meriterebbe nè
le ricompense promesse a coloro, i quali vivono conformemente a queste idee, nè i ca-
stighi destinati a quelli che da esse si allontanano. Ma quand’anche si volesse sostenere,
che i bruti abbiano idee di dovere, non è che un certo grado di chiarezza nell’idea di
questi doveri, che può rendere l’adempimento, e l’infrazione degni delle ricompense
eterne, ovvero degli eterni castighi.
Non interessandosi della questione dell’Anima delle Bestie null’affatto le verità, le
quali debbono essere da noi credute, si può ella filosoficamente discutere. Ma prima
esaminiamo un momento l’oppinione di alcuni Filosofi, ai quali piacerebbero in questa
disputa tenere un partito di mezzo. Vorrebbero eglino talmente distinguere il pensiero, e
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