Page 36 - Federico Focher (a cura di), PIERRE-LOUIS MOREAU DE MAUPERTUIS Lettere filosofiche e scientifiche
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Pierre-Louis Moreau de Maupertuis

Lo stesso dirò del frutto che mangio: Il moto delle sue parti contro i nervi della mia
bocca non hanno assolutamente alcuna analogia alla sensazione del gusto.
I sensi, de’ quali parliamo, non ingannano, che il volgo men riflessivo, che senza
esame dice, che l’odore è nel fiore, il suono nel liuto, il gusto nel frutto. Ma se
s’interroga quegli stessi che parlan così, si vedrà che le loro idee non son molto diffe-
renti dalle nostre, e sarà loro facile insegnare a non confondere ciò, che appartiene ai
corpi esterni, e ciò che appartiene a noi medesimi.
Non è però lo stesso riguardo agli altri due sensi. Essi cagionano delle illusioni più
difficili a conoscere: Intendo parlare del tatto, e della vista. Essi, se noi non vi prendia-
mo gran cura, e se l’esempio degli altri non ci dirige, possono getterci in grandi errori.
Io tocco un corpo, e la sensazione della durezza sembra, che a lui appartenga più
che quelle dell’odore, del suono, e del gusto agli oggetti, ond’erano risvegliate. Lo ri-
tocco ancora, vi trascorro per di sopra colla mia mano, e acquisto una sensazione, la
quale comparisce sua propria assai più dell’altra, che è quella della distanza fra le sue
estremità, ossia dell’estensione. Per altro se io rifletto attentamente a ciò che sono du-
rezza, ed estensione, io non vi trovo niente, onde credere, che sieno esse di una spezie
diversa dall’odore, dal suono, e dal gusto. Io ne acquisto la percezione in un modo con-
simile, e non ne ho un’idea più distinta, e non vi è cosa alcuna che mi renda veramente
persuaso, che questa sensazione appartenga piuttosto al corpo che io tocco, che a me
medesimo, siccome neppure che ad esso in qualche maniera rassembri.
Il quinto de’ miei sensi sembra frattanto, che mi confermi il rapporto di questo. I
miei occhi mi fanno percepire il corpo, e quantunque non mi facciano formar giudizio
della sua durezza, mi fanno distinguere differenti distanze fra i suoi limiti, e mi danno il
sentimento della estensione.
Ecco tutta la prerogativa, che ha l’estensione sulla durezza, sul gusto, sul suono, e
sull’odore, cioè che la percezione, che io ne acquisto mi è procurata in due maniere, e
da due sensi differenti. Ad un cieco però, ovvero a uno cui mancasse di senso del tatto,
sarebbe questa della stessa natura delle altre percezioni.
Ma questa prerogativa che sembra avere la percezione dell’estensione, le ha dato
nel mio spirito una realità, che è trasportata a i corpi esteriori assai più che non lo fanno
tutte le precedenti percezioni. Essa è diventata la base, e il fondamento di tutte le altre,
poichè le sensazioni dell’odore, del suono, del gusto, e della durezza son sempre eccita-
te dalle particole estese de’ corpi d’onde provengono. Ma se si credesse che in questa
pretesa essenza de’ corpi, nell’estensione, vi fosse maggior realità appartenente ai corpi
stessi di quella che vi è nell’odore, nel suono, nel gusto, e nella durezza, sarebbe questa
un’illusione. L’estensione, siccome le altre, non è che una percezione dell’Anima tra-
sportata a un oggetto esteriore senza che vi sia nell’oggetto cosa alcuna, che possa so-
migliare a ciò che l’Anima percepisce.
Le distanze, le quali si suppone distinguano le differenti parti dell’estensione, non
hanno dunque una maggiore realità che i differenti suoni della musica, le differenze che
si percepiscono negli odori, e nei sapori, e i differenti gradi della durezza.
Così non è sorprendente che si cada in sì grandi imbarazzi, ed anche in delle con-
tradizioni allora quando si vuol discorrere sulla natura di questa estensione, allora



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