Page 34 - Federico Focher (a cura di), PIERRE-LOUIS MOREAU DE MAUPERTUIS Lettere filosofiche e scientifiche
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Pierre-Louis Moreau de Maupertuis
ma non apparisce, che elle ne facciano un uso così frequente, nè cotanto esteso come noi.
Tutta lo loro vita è ripiena assai più del presente, che del passato, e del futuro. Al contra-
rio quella dell’Uomo pare più occupata intorno questi due stati, che non lo è del presente.
È ella questa una prerogativa di cui noi dobbiamo gloriarci, e ringraziar la natura,
ovvero una disgrazia per la quale sia d’uopo di umiliarsi, e di dolersi? L’una, e l’altra di
queste facoltà sembra data all’uomo per regolare la sua condotta, e per render la di lui
condizione migliore: è egli dunque l’abuso che se ne fa, o la natura delle cose che la
rende peggiore?
Se il passato fedelmente ci si rappresentasse, pare che avendo noi la scelta di ri-
chiamarne alla memoria questa, o quella parte, non potremmo non risvegliare
nell’anima nostra, che sentimenti aggradevoli; ma così non sono le bisogna. Giammai
non ci si rappresenta il passato senza qualche sentimento che lo alteri, e lo sfiguri, sem-
pre a nostro disavvantaggio. Il ricordarsi di un male non ha nulla di aggradevole, e il
risovvenirsi di un bene sempre accompagnato da un rincrescimento non è che una pena.
Dunque la memoria ci fa più perdere che guadagnare.
A cagione di questi errori, succede che facoltà, le quali sembrano date all’Uomo
per condurlo, lo disviano quasi sempre di più; imperciocchè non vedendosi giammai in
questi due specchi gli oggetti, tali quali essi sono, non si saprebbe proporzionare i mez-
zi per ottenergli, ovvero per evitargli.
Lungo tempo egli è già che fu detto, che il presente è il nostro solo bene; e questa
proposizione è assai più vera, che non si pensa. Se il presente si potesse purgare dal vele-
no, onde l’infettano la reminiscenza, e la previsione sarebbe egli uno stato molto felice.
LETTERA III
Sopra la Felicità
Gli Uomini passano la loro vita cercando la felicità, ed alcuni la collocano nel piacere,
altri la fanno consistere negli onori, ovvero nelle ricchezze, e tutti corrono dietro a si-
mili oggetti. Si sa abbastanza, che dopo molti sforzi non hanno trovato giammai ciò,
che cercavano, e la ragione si è che la felicità non era posta dove eglino credevano che
fosse. Tutti forse però non hanno fatta questa osservazione: Che per ciascun Uomo vi è
una certa porzione di felicità quasi indipendente dalla buona, o dalla cattiva fortuna.
Ciò senza dubbio sembrerà un paradosso, e io non saprei troppo provarlo se non
che coll’esperienza. Ma se mi si darà ascolto, e se ciascuno esaminerà sè medesimo,
forse non mi si troverà lontano dal vero.
Discorra pur l’Uomo su i differenti stati dell’Anima propria nei varj accidenti della
sua vita; Esamini egli pure, se nelle situazioni da esso lui riguardate come le più felici,
non si è egli fatto pena di oggetti, e a i quali in altre situazioni meno favorevoli non
avrebbe prestata la minima attenzione; e se nelle congiunture, che ha egli temute come
le più dolorose, non se gli sono presentati dei conforti, e non ha trovato dei piaceri, i
quali nei tempi più prosperi non gli avrebbero commossa l’Anima? Vi è per ogni Uomo
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