Page 23 - Federico Focher (a cura di), PIERRE-LOUIS MOREAU DE MAUPERTUIS Lettere filosofiche e scientifiche
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Maupertuis scienziato e filosofo del vivente

dovunque si sia. Un’idea, che sembra assai naturale si è, che in tutte queste spe-
zie, le quali van discendendo per gradi insensibili, le Anime seguano anche elle-
no in qualche maniera una tal gradazione, e differiscano tra loro per gradazioni
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insensibili di perfezione.
Sebbene Maupertuis non basi tale convinzione sul fatto che gli esseri viventi condivi-
dono un’origine comune, è evidente quanto egli sia lucidamente lontano dall’ipotesi
fissista-creazionista, che pone una cesura netta tra le varie creature e tra l’uomo (do-
tato di anima) e gli animali (privi di anima). È altrettanto chiaro quanto per lui il pro-
blema affrontato sia prettamente scientifico e non debba subire interferenze teologi-
che, poiché l’assenza o la presenza di un’anima nelle bestie non è un articolo di fede
al quale il credente sia chiamato ad attenersi dogmaticamente.

Non interessandosi della questione dell’Anima delle Bestie null’affatto le verità
[teologiche], le quali debbono essere da noi credute, si può ella filosoficamente
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discutere.
L’assegnazione di un’anima a tutti i viventi non è tuttavia la conseguenza logica del
fatto che questi, come noi, sono vivi e agiscono nel mondo, ma della consapevolezza
che tutti gli organismi condividono in certa misura, e più o meno consciamente, la
nostra stessa sensibilità. Dirà, infatti, Maupertuis: «Ciò che costituisce l’Anima è il
sentimento interno, del quale non possiamo giudicare che obliquamente, e per analo-
gia»; se noi, quindi, non dubitiamo che un qualsiasi uomo, anche molto diverso da
noi, provi le stesse nostre sensazioni, i nostri dolori, le nostre emozioni, e abbia per-
ciò un’anima, non abbiamo motivo di dubitare che un qualsiasi essere vivente, diver-
so da noi solo per grado di sensibilità, abbia anch’esso un’anima, conforme ovvia-
mente al suo livello di perfezione.
Ammettere un’anima in tutte le creature, perché dotate di sensibilità, implica con-
seguentemente per Maupertuis un dovere morale nei loro confronti, e pertanto il divieto
di tormentarle, sfruttarle o, peggio, ucciderle per puro diletto.

Se hanno esse, io non dico un’Anima molto ragionevole, e capace di un gran
numero d’idee, ma il minimo sentimento, dar loro dolore senza bisogno, è una
crudeltà, ed una ingiustizia. È questa forse la più valida prova di quanto possono
sopra di noi l’abito, ed il costume, i quali nella maggior parte degli Uomini han-
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no soffocato, riguardo a ciò, qualunque rimorso.
Come tutti gli spiriti grandi e nobili, anche Maupertuis riconosce agli animali la di-
gnità che deve essere accordata a tutti gli esseri senzienti che condividono con l’uomo
il dolore dell’esistenza. Se è impossibile evitare di utilizzarli per vari scopi, non ulti-
mo quello della nutrizione, è immorale ucciderli e tormentarli inutilmente. L’uomo,
come dirà Schopenhauer anni dopo, ha il dovere di estendere la propria compassione
anche agli animali, nella consapevolezza che anch’essi occupano un gradino della

67 Infra, p. 14.
68 Infra, p. 12.
69 Infra, p. 15.

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