Page 26 - Federico Focher (a cura di), PIERRE-LOUIS MOREAU DE MAUPERTUIS Lettere filosofiche e scientifiche
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Federico Focher
Qui Maupertuis, da empirista, si mostra convinto che l’uomo è costretto a vivere:
in un Mondo, ove nulla di ciò che noi percepiamo si rassomiglia a ciò che noi
percepiamo. […] Riflettendo dunque che non vi è alcuna rassomiglianza, nè al-
cun rapporto fra le nostre percezioni, e gli oggetti esteriori, sarà necessario ac-
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cordare, che tutti questi oggetti non sono che semplici fenomeni.
Aderendo quindi in qualche misura al soggettivismo idealistico berkeleiano, egli af-
ferma che, data la soggettività delle qualità sensibili, è per l’uomo impossibile cono-
scere il mondo esterno per quello che esso è veramente. Gli oggetti non vengono in-
fatti rilevati dai nostri sensi per quello che essi sono, ma unicamente rappresentati in
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noi dalla nostra anima (intelletto). Tuttavia, Maupertuis cerca di superare tale ideali-
smo puro, dicendosi altrettanto persuaso che, sebbene a noi essenzialmente ignoto, il
mondo esterno non può essere ridotto a un semplice prodotto del nostro senso interio-
re: anche se inconoscibile in sé, ‘qualcosa’ deve essere causa delle nostre sensazioni e
dei nostri sentimenti. In altre parole, devono esistere «degli esseri invisibili [des êtres
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inconnus] per eccitare le percezioni che noi proviamo». Maupertuis tenta così, in
qualche modo, di evadere dall’angoscioso immaterialismo berkeleiano, perché «restar
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sola nell’universo, è una molto malinconica idea».
A parte alcune inevitabili ingenuità e fantasiose credenze, le Lettres, e in partico-
lare la Lettre sur le progrès des sciences («uno dei testi più interessanti della metà del
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secolo»), testimoniano anticonformismo, esuberanza intellettuale e curiosità indomi-
ta e coraggiosa: doti sicuramente degne di un figlio di corsaro, qual egli era. Se altri
philosophes condivisero parecchi degli interessi scientifici di Maupertuis, in realtà
pochi all’epoca furono coloro in grado di eguagliarlo nell’acutezza d’intuito e
nell’abilità di individuare, con osservazioni scevre da pregiudizio, la corretta direzio-
ne da seguire per risolvere molti problemi naturalistici; alcuni dei quali, in verità, tan-
to articolati, da diventare argomento di concreto dibattito scientifico addirittura un
secolo o più dopo la sua morte.
Per motivi oscuri, probabilmente legati a rancori personali o a gelosie di corte, le
Lettres divennero presto bersaglio dell’acido sarcasmo di Voltaire, anch’egli a Berlino dal
1750, su invito di Federico II. Buffon, che conosceva bene sia Voltaire sia Maupertuis,
aveva immaginato un possibile dissidio tra i due. Infatti, il 22 ottobre 1750, dopo essere
venuto a conoscenza della presenza di Voltaire a Berlino, scrive all’abate Le Blanc:
«Entre nous, je crois que la présence de Voltaire plaira moins à Maupertuis qu’à tout
autres; ces deux hommes ne sont pas faits pour demeurer ensemble dans la même
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chambre». Forse insofferente dell’influenza che Maupertuis esercitava sul re di
Prussia, il vanitoso ed egocentrico letterato francese si scagliò contro il suo amico
d’un tempo, tramutando in astio e villania quelli che erano stati un tempo sentimenti
77 Infra, p. 9.
78
Cfr. Di Domenico (1990, pp. 41-52).
79 Infra p. 10.
80 Infra p. 10.
81
Citazione di Franco Venturi in Borghero (2002, pp. 50-51).
82
Buffon (1860, p. 48).
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