Page 19 - Federico Focher (a cura di), PIERRE-LOUIS MOREAU DE MAUPERTUIS Lettere filosofiche e scientifiche
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Maupertuis scienziato e filosofo del vivente

Nello stesso anno Maupertuis riprenderà e approfondirà tale concetto in un altro scritto
di filosofia naturale, la Dissertatio de universali naturæ systemate (1751): 54 in
quest’opera in lingua latina, l’autore, superando la pura adesione alla tesi democritea,
non considera più il caso come un semplice ‘mazziere’, che all’inizio dei tempi o di
volta in volta mischia le carte e sottopone al vaglio del mondo tutte le combinazioni
possibili, bensì come un paziente e cieco artigiano che, coadiuvato dal tempo, forgia
l’albero della vita in un perpetuo genealogico divenire.
Con ciò non si potrà spiegare come da due soli individui sia potuta derivare la
moltiplicazione delle più diverse specie? La loro prima origine potrebbe essere
stata causata da qualche produzione fortuita, nella quale le parti elementari non
avrebbero conservato l’ordine che esse avevano negli animali padri e madri; ogni
grado d’errore avrebbe dato vita a una nuova specie e a forza di scarti ripetuti si
sarebbe arrivati alla infinita diversità di animali che vediamo oggi, e che forse an-
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drà aumentando col succedersi dei secoli, sebbene in modo impercettibile.
Come non rimanere colpiti da queste acute osservazioni che, un secolo prima di
Darwin e Wallace, mandano in frantumi sia il fissismo creazionista sia il rigido
determinismo meccanicista allora imperante, per introdurre il tempo e il caso
(productions fortuites) come motori della Natura? Una Natura che, per di più, non
sale linearmente la Scala Naturæ verso la perfezione, ma procede senza meta in varie
direzioni ramificate, per «scarti ripetuti» (écarts répétés)!
Maupertuis era tuttavia conscio della debolezza della sua interpretazione epigenetica,
in quanto le particelle organiche apparivano unicamente in balia del caso, del tempo e di
invariabili forze chimico-fisiche: più osservava gli organismi e più si rendeva conto che, da
sole, le ipotizzate forze attrattive e le affinità chimiche difficilmente potevano dar ragione
delle sofisticate strutture degli esseri viventi, così finemente adattate e finalizzate. Si trovò
pertanto costretto a superare il meccanicismo newtoniano (fondato sulla semplice azione di
cieche forze fisiche) per approdare a una visione del mondo più vicina al panpsichismo
leibniziano (secondo il quale la materia godrebbe di facoltà percettive e autocoscienti).
Maupertuis finisce così per attribuire alle particelle «quelque degré d’intelligence, de désir,
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d’avversion, de mémoire», ossia qualche oscura facoltà progettuale: intuisce, infatti, che
le forze che presiedono alla genesi degli organismi, se non finalizzate da una Mente supe-
riore, devono agire seguendo un disegno basato sulla memoria del passato. Ovviamente, la
mancanza di distinzione tra ciò che noi oggi chiamiamo ‘genotipo’ e ‘fenotipo’ non per-

54 Pubblicata da Maupertuis (sotto lo pseudonimo di Dottor Baumann), a Erlangen, nella forma di tesi
universitaria in latino con il titolo Dissertatio de universali naturæ systemate (1751), l’opera venne
ripubblicata anonima, in francese, con il titolo Essai sur la formation des corps organisés (1754), e quindi
inserita nelle Œuvres (Maupertuis 1756) con il nuovo titolo Système de la Nature. I paragrafi più
significativi dal punto di vista ‘genetico’ ed ‘evoluzionistico’ sono riportati in appendice del presente
volume. L’opera latina suscitò l’interesse di Diderot che, nei paragrafi L-LI dei Pensées sur
l’interprétation de la Nature (1753), citerà e discuterà ampiamente le tesi panpsichiste espresse da
Baumann/Maupertuis. Cfr. Diderot, (1996, pp. 90-97); Terrall (2002, pp. 340-348); Di Domenico (1990,
pp. 187-204); e l’Introduzione di Paolo Quintili al volume Diderot (1996). Alcuni anni dopo, in Le rêve de
d’Alembert (1769), Diderot riprenderà le tesi biologiche di Maupertuis; cfr. Diderot (1994, pp. 13 sgg.).
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Maupertuis (1756, pp. 148-149); infra, p. 62.
56
Maupertuis (1756, p. 155).
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