Page 22 - Federico Focher (a cura di), PIERRE-LOUIS MOREAU DE MAUPERTUIS Lettere filosofiche e scientifiche
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Federico Focher

dalle madri, le quali finivano all’epoca per essere additate come le uniche colpevoli
delle malformazioni dei propri figli.
A un biologo o a un filosofo della scienza di oggi non sfugge inoltre il fatto che
anche in questa occasione Maupertuis insiste sul possibile nesso tra modificazione
casuale dell’individuo ed evoluzione divergente delle specie.

Voglio bensì credere che questi diti soprannumerarj non sieno nella loro prima
origine se non che accidentali varietà, […] ma queste varietà una volta confer-
mate da un numero sufficiente di generazioni, in cui le abbiano avute i due sessi,
stabiliscono delle spezie, e questa è forse la maniera, con cui si sono tutte le
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spezie moltiplicate.
Tuttavia, nonostante il tentativo di Maupertuis, di Buffon, e di altri illuministi, come
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per esempio Diderot, di interpretare il fenomeno della generazione da posizioni na-
turalistiche e materialistiche, il mistero della nascita e dell’organizzazione del vivente
non venne di fatto svelato, e così, alla fine del Settecento, il dibattito tra preformismo
ed epigenesi, lungi dal risolversi, giunse a un vero e proprio punto morto.
Sarà solo nell’Ottocento, con la scoperta della cellula come unità funzionale
dell’essere vivente e con la distinzione tra genotipo e fenotipo, che si riuscirà a supe-
rare il lungo antagonismo tra queste due scuole di pensiero. Grazie infatti alla teoria
cellulare e alla genetica mendeliana svanirà quella che era sempre stata una difficoltà
insormontabile per uno scienziato del XVIII secolo: immaginare l’organizzazione in-
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tima del vivente in modo diverso dalla struttura visibile dell’organismo adulto.
Nelle Lettres, Maupertuis non limita le proprie speculazioni sugli animali al solo
ambito fisico, ma sente il bisogno filosofico di estenderle anche all’antica questione
se gli organismi viventi siano forniti, al pari dell’uomo, di un’anima. La risposta a
tale domanda ha per Maupertuis un significato non solo ontologico, ma anche e so-
prattutto etico, giacché da essa dipende il giudizio morale da esprimere riguardo al
comportamento dell’uomo nei confronti degli animali.
Anche su questo argomento Maupertuis è in disaccordo con Cartesio, il quale
aveva privato l’animale delle capacità intellettive e della sensibilità e, conseguente-
mente, dell’anima.
Per Maupertuis, invece, l’anima era presente in tutte le creature, e condivideva
con il corpo organico, cui era associata, lo stesso grado di complessità, e quindi lo
stesso livello di perfezione nella Scala Naturæ. Pertanto, dall’ostrica all’uomo,
l’anima si affinava lungo un gradiente continuo privo di cesure, distinguendosi da chi
la precedeva o la seguiva per grado di perfezione, non per differenze qualitative. Dirà,
infatti, nella Lettera V:

Io passo dalla scimmia al cane, alla volpe, e per via di gradi impercettibili io di-
scendo persino all’ostrica, e forse persino alla pianta, la quale è una spezie
d’animale anche più immobile dell’ostrica, senza avere ragione per arrestarmi

64 Infra, p. 36.
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Cfr. Diderot (1996).
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Cfr. Bernardi (2000b, p. 618).
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