Page 14 - Federico Focher (a cura di), PIERRE-LOUIS MOREAU DE MAUPERTUIS Lettere filosofiche e scientifiche
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Federico Focher

applicata con rigore allo studio della generazione sessuata e dell’embriogenesi degli
organismi superiori.
Tuttavia, il preformismo, benché vincente, non fugava tutte le perplessità dei natu-
ralisti: infatti, la critica al système d’emboîtement, anche nei momenti di sua più ampia
accettazione, non si spense mai del tutto. L’esistenza di un vertiginoso numero di sem-
pre più microscopici homunculi rinchiusi gli uni negli altri era ovviamente difficile da
immaginare, nonostante l’idea fosse strenuamente difesa da autorevoli filosofi come
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Malebranche o da scienziati di spicco come Vallisnieri, De Graaf o Swammerdam;
come arduo da sostenere era il rigido determinismo che ne derivava. Chi aderiva al pre-
formismo era, infatti, in grande difficoltà quando era richiesto di dar ragione della
comparsa di individui con caratteristiche apparentemente accidentali (per es. albini e
mostri) o di organismi derivanti da incroci, come i meticci o gli ibridi (per es. il mulo)
o, più semplicemente, della nascita di una prole che poteva assomigliare ora al padre,
ora alla madre o addirittura a entrambi i genitori per determinati caratteri. Attribuire tali
fenomeni alla fantasia delle madri, a traumi fisici o psicologici da esse subiti durante la
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gravidanza o a una fantomatica vis formativa paterna, appariva agli epigenisti più un
tentativo di eludere il problema che una reale e convincente spiegazione.
D’altra parte, la complessità morfologica degli organismi, messa sempre più in eviden-
za dall’analisi microscopica degli insetti e degli infusori, sembrava rendere semplicistica la
teoria dell’epigenesi, che sostanzialmente fondava la generazione degli esseri viventi sulla
meccanica cartesiana degli urti casuali delle particelle organiche e inorganiche. Ai sosteni-
tori dell’epigenesi mancava infatti un meccanismo realisticamente sostenibile da contrap-
porre ai preformisti; mancava cioè una spiegazione accettabile di come un essere comples-
so, qual era anche il più minuscolo degli insetti, potesse formarsi a partire dal «mescuglio
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de’ liquori, che spande ciaschedun sesso». In altre parole, se si poteva in qualche modo
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immaginare, come già avevano fatto Democrito e Ippocrate, che particelle organiche,
modellate sulla struttura degli organi di appartenenza, potessero confluire nell’apparato
riproduttivo dei genitori, era invece difficilmente proponibile, dopo l’avvento del micro-
scopio, l’idea che queste, una volta in contatto reciproco, potessero dare origine a una pro-
genie perfettamente organizzata e vitale, solo in virtù di urti meccanici di fatto casuali. Sen-
za contare l’aspetto religioso, che ovviamente privilegiava il creazionismo dei preformisti,
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rispetto al materialismo di matrice atea e libertina, cui si ispirava l’epigenesi.
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Opporsi al preformismo, all’epoca, era dunque segno o d’ingenuità scientifica o di
dubbia fede religiosa; ma Maupertuis, spirito combattivo e anticonformista, sentiva di avere
due nuove carte da giocare per rilanciare con successo l’ipotesi epigenetica, e con essa una

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Cfr. Malebranche (2007, pp. 54-55).
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Cfr. Buffon (1769, pp. 212-213).
26
Cfr. Malebranche (2007, pp. 166-171).
27 Maupertuis (1767, p. 10)
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Cfr. Rostand (1930, pp. 15-19).
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Per una chiara e approfondita trattazione del complesso dibattito tra preformisti ed epigenisti nell’età dei
Lumi si veda Bernardi (1986); e, più sinteticamente, Bernardi (2000b, pp. 163-167).
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Jan Swammerdam (1606-1680), ovista preformista, scriverà che considerare il caso come l’artefice di
macchine viventi così sorprendenti come possono essere anche i più piccoli insetti «è opinione più di un
bruto che di un essere umano»; cfr. Rostand (1945, p. 25).
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