Page 13 - Federico Focher (a cura di), PIERRE-LOUIS MOREAU DE MAUPERTUIS Lettere filosofiche e scientifiche
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Maupertuis scienziato e filosofo del vivente

terno (ovismo) o nell’«animale spermatico» maschile (animalculismo) fin dall’epoca
della creazione. Secondo questa teoria, la generazione e la formazione del nuovo indi-
viduo si riducevano quindi al semplice accrescimento (développement) del microscopi-
co homunculus, una volta che l’uovo o l’animale spermatico si fosse impiantato
nell’utero materno. In altre parole, per i naturalisti dell’epoca, le creature viventi non
sarebbero state altro che tante ‘bamboline russe’, inglobate una dentro l’altra nell’uovo
o nell’animalculo, e tutte plasmate da Dio nella prima donna o nel primo uomo, all’atto
della creazione.
Al preformismo si opponeva, con minor successo, la teoria dell’epigenesi, caratte-
rizzata da un dichiarato scetticismo riguardo all’esistenza o al ruolo generativo di uova
e animalculi, e da un concetto del vivente spesso di ispirazione atea e materialistica.
Secondo l’ipotesi epigenetica – formulata nell’antichità da Aristotele (De generatione
animalium) e rilanciata in Francia da Cartesio (1596-1650), e in Inghilterra, con sfuma-
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ture vitalistiche, dal medico William Harvey (1578-1657) – gli organi del nuovo indi-
viduo avrebbero preso lentamente forma solo dopo l’incontro casuale, all’atto del con-
cepimento, delle molecole organiche presenti nei fluidi seminali di entrambi i genitori.
Indubbiamente, se paragonata al preformismo creazionista e fissista, l’epigenesi appare
oggi una teoria potenzialmente foriera di più interessanti sviluppi; ma purtroppo gli
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epigenisti, eccedendo nel loro meccanicismo più o meno vitalistico, si dimostravano
anche ostinati fautori della generazione spontanea: cioè dell’idea secondo la quale gli
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esseri ‘inferiori’ (infusori, insetti, ecc.) si sarebbero formati spontaneamente grazie
all’unione, puramente meccanica e casuale, o istruita da una vis formativa di ascenden-
za aristotelica, delle particelle organiche presenti nell’ambiente.
È pertanto indubbio che a screditare la teoria epigenetica abbia contribuito in modo
decisivo la confutazione della generazione spontanea degli insetti, avvenuta nel 1668
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per opera di Francesco Redi: le corrette osservazioni del naturalista aretino avevano
infatti persuaso la maggior parte dei naturalisti a rigettare la generazione spontanea, e
con essa, purtroppo, anche l’ipotesi che ne forniva il sostegno teoretico, senza accor-
gersi che l’epigenesi aveva un valore euristico superiore, rispetto al preformismo, se



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Nel 1651 William Harvey pubblica le Exercitationes de generatione animalium, opera che segna la
nascita dell’embriologia sperimentale e il definitivo abbandono dell’embriologia aristotelico-galenica
(Bernardi 2000b, p. 593). Harvey, pur essendo un ovista (suo è il motto: ex ovo omnia), non sarà un
preformista, ma un epigenista. Infatti per Harvey l’embrione di tutti gli organismi prenderebbe
progressivamente forma a partire da una struttura indifferenziata ovoidale, ‘fecondata’ da una facoltà
formativa maschile: l’ovum di Harvey non ha dunque nulla a che vedere con l’uovo dei preformisti, che
invece conterrebbe l’individuo già formato in miniatura. L’ovismo epigenetico del medico inglese avrà
scarso seguito in quanto dopo di lui l’ipotesi ovista si identificherà generalmente con la teoria preformista.
21 Nella seconda metà del Settecento, soprattutto in ambiente germanico, l’epigenetica perderà quasi del
tutto le sue connotazioni meccanicistiche di ispirazione cartesiana, per acquisire tratti decisamente
vitalistici. Principale esponente di tale nuova corrente fu il fisiologo berlinese Caspar Friedrich Wolff
(1733-1794), che nella propria tesi di laurea, focalizzata sullo sviluppo dell’embrione di pollo (Theoria
generationis, 1759), aveva assegnato a una “mistica” vis essentialis il compito di dirigere la graduale
formazione del nuovo organismo. Cfr. Rostand (1930, pp. 136-140).
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Nome attribuito nel 1760 da Martin Frobenius Ledermüller (1719-1769) ai piccoli organismi (protozoi,
rotiferi, nematodi e briozoi) che proliferano nelle infusioni vegetali.
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Cfr. Redi (1668).
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