Page 87 - Ettore Dezza, Lezioni di storia del processo penale, Pavia, Pavia University Press, 2013
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Capitolo 8 – La penalistica europea tra XV e XVIII secolo

8.5. Tiberio Deciani e la ‘riscoperta’ del modello accusatorio romano
La portata storica e le cause delle opzioni compiute a partire dalla metà del Cinquecento
da una parte tutto sommato esigua ma certo significativa della dottrina criminalistica eu-
ropea risultano assai più comprensibili se si considera che proprio in quegli anni, proprio
grazie alla spinta del rinnovamento culturale di matrice umanistica, giunge a compiuta
maturazione il recupero sul piano storico e filologico dei moduli dell’accusatio romana.
Non si tratta di un’operazione meramente antiquaria: essa contribuisce infatti a sottoli-
neare l’esistenza di un altro modo di concepire e condurre il rito penale, del tutto alter-
nativo a quello che, all’epoca, si sta prepotentemente affermando in tutta Europa sulla
spinta della incipiente centralizzazione degli apparati pubblici.
Un ruolo di primo piano in tale operazione di riscoperta e di recupero del modello
accusatorio romano è svolto dal Tractatus Criminalis del giurista udinese Tiberio De-
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ciani, penalista tra i più originali e culturalmente aggiornati del suo tempo.
In effetti, il Tractatus di Deciani, composto negli anni Settanta del Cinquecento e
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pubblicato postumo a Venezia nel 1590, costituisce «un memorabile evento scientifico»
(Franco Cordero) e, almeno per quanto riguarda la dottrina italiana, una delle espressioni
più alte della dottrina penale cinquecentesca. L’opera si segnala innanzitutto per
l’abbandono delle strutture espositive tradizionali, legati agli schemi delle Practicae e
basati su un approccio di tipo casistico e procedurale. Per quanto riguarda il diritto pe-
nale sostanziale, a tale impostazione si sostituisce un’analisi centrata su nuove strutture
metodologiche e dogmatiche che ruotano attorno all’individuazione di principi e con-
cetti generali (generalia delictorum). Questa è indubbiamente la parte più nota del
Tractatus di Deciani, ma anche dalla parte più strettamente processuale dell’opera – che
pure è quella che risente maggiormente della sua incompiutezza – emergono alcuni
elementi che risultano di particolare interesse ai fini della presente indagine.
Il primo di tali elementi è costituito dal pieno riconoscimento della centralità
dell’originario modello accusatorio romano che, nelle pagine di Deciani, risulta depura-
to dalle sovrastrutture dottrinali accumulatesi a partire dal basso Medioevo e in partico-
lare dalle contaminazioni con forme diverse (e in primo luogo con l’inquisitio). Il se-
condo elemento importante è individuabile nella stessa collocazione sistematica dei
moduli inquisitori, che nel Tractatus vengono presi in considerazione in ambito separa-
to, e precisamente nell’originario ambito canonistico, in diretto collegamento con la
repressione dei reati di eresia. Il terzo elemento è dato da una serie di osservazioni cri-
tiche che toccano singoli aspetti del procedimento inquisitorio e che inducono Deciani a
manifestare perplessità sulla tortura e a raccomandarne un uso limitato, ad auspicare il

9 Tiberio Deciani (Udine 1509 - Padova 1582), si laurea a Padova nel 1529 ed esercita con successo
l’avvocatura a Udine e (dal 1544) a Venezia. Dal 1546 al 1549 è incaricato di assistere i nobili veneziani
che svolgono funzioni di governo nella Terraferma (a Vicenza, Padova e Verona). Dal 1549 alla morte
insegna diritto criminale e diritto civile all’Università di Padova, e svolge attività di consulenza sia privata
che in favore della Serenissima, della quale è nominato nel 1578 Consultore in iure. Oltre al postumo e
incompiuto Tractatus Criminalis, è autore della Apologia pro iurisprudentibus (Venezia 1579), nella quale
muovendo da una profonda cultura umanistica e in risposta alle critiche di Andrea Alciato difende ed
esalta la funzione interpretativa del giurista come indispensabile momento di sintesi tra la speculazione
teorica e le esigenze concrete della prassi.
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Franco Cordero, Criminalia. Nascita dei sistemi penali, Roma-Bari, Laterza, 1986 , p. 300.
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