Page 86 - Ettore Dezza, Lezioni di storia del processo penale, Pavia, Pavia University Press, 2013
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Ettore Dezza – Lezioni di storia del processo penale

corso del Cinquecento sono quelle scritte da Pierre Ayrault, luogotenente criminale
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(come Jean Imbert) presso la corte regia di una città di provincia, Angers.
Ayrault pubblica a Parigi nel 1576 De l’ordre et instruction judiciaire, dont les an-
ciens Grecs et Romains ont usé en accusations publiques, conferé à l’usage de nostre
France, opera nella quale si propone di indicare, mediante la comparazione con i diritti
dell’antichità, i principali difetti e i più gravi pericoli insiti nella procedura penale in-
quisitoria adottata in Francia. L’indagine prende le mosse da una approfondita cono-
scenza delle forme processuali greca e romana, caratterizzate dalla scelta accusatoria e
quindi dall’iniziativa del privato, dalla pubblicità, dall’oralità e dalla tutela della difesa.
In seguito, il ragionamento si sviluppa adottando un metodo storico-filologico che,
ignorando espressamente le dotte citazioni dottrinali e tutto il bagaglio tecnico della
tradizione bartolistica, non disdegna di utilizzare fonti metagiuridiche e di fare ricorso,
volta a volta, alla satira, all’ironia e all’invettiva.
Il vasto affresco che ne risulta vuole dimostrare in ultima analisi il carattere di ec-
cezionalità del procedimento inquisitorio descritto dai criminalisti pratici e disciplina-
to dalle ordinanze regie. Questa eccezionalità è dovuta, secondo Ayrault, a una plura-
lità di fattori, tra i quali spiccano i poteri immensi e arbitrari di magistrati che sono al
contempo accusatori e giudici, la «funesta» rilevanza della segretezza e della scrittu-
ra, l’iniquo sistema probatorio, la quasi completa esclusione della difesa, la presenza
di singoli istituti dai connotati perversi (come ad esempio il carcere preventivo). A
questi fattori deve essere poi aggiunta la tutela del tutto insufficiente degli aspetti
formali del processo, considerati elemento essenziale dello stesso in quanto «la giu-
stizia altro non è se non formalità» («justice n’est proprement autre chose que forma-
lité»). Il vigente metodo processuale appare dunque contrario non solo alle prescri-
zioni dei diritti antichi, ma anche all’equità, all’umanità e allo stesso diritto naturale
e, se non può essere eliminato, deve almeno essere applicato con la massima modera-
zione e con le più attente cautele.
La scelta di campo di Ayrault e di altri giuristi per lo più – ma non esclusivamente
– di area culta non sembra avere immediate e concrete ripercussioni, e non modifica
minimamente la tendenza in atto nella pratica e nella legislazione. Nondimeno, tale pre-
sa di posizione costituisce una tappa fondamentale nell’evoluzione del pensiero proces-
sualpenalistico europeo. Con Ayrault, infatti, lo studio umanistico del diritto romano
cessa di rappresentare un orientamento prevalentemente culturale e di gusto antiquario
per caricarsi di precisi significati ideologici e talora politici di carattere alternativo.
L’indirizzo culto si salda in questo momento con l’opposizione di matrice dottrinale al
modello processuale dominante, l’inquisitio, e dà il via a quella idealizzazione del pro-
cedimento accusatorio dell’antichità classica destinato in prospettiva a influenzare in
modo non superficiale gran parte della critica razionalista e illuminista.





8 Pierre Ayrault (Angers 1526 - ivi 1601) compie gli studi legali a Tolosa e a Bourges – la culla transalpina
dell’indirizzo umanistico – e, dopo avere esercitato a lungo l’avvocatura a Parigi, viene nominato
luogotenente criminale nella sua città natale, ove ricopre tale carica fino alla morte.

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