Page 84 - Ettore Dezza, Lezioni di storia del processo penale, Pavia, Pavia University Press, 2013
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Ettore Dezza – Lezioni di storia del processo penale

favorevole all’inquisitio che ormai dal XIII secolo è presente nel panorama europeo. E
in talune occasioni questi giuristi ‘di sistema’ si basano sulle nuove normative territoriali
o statuali per dar vita a opere di discreto o notevole livello, quali la già citata Practica
nova di Carpzov o, in Francia, la Pratique judiciaire di Jean Imbert, attento e rispettoso
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espositore delle strutture giudiziarie della sua patria.
Nondimeno, è proprio nel corso del Cinquecento, e proprio in seguito all’insorgere
di un moto di indignazione nei confronti dell’espandersi a livello statale di forme pro-
cessuali arbitrarie e violente, che si manifestano le prime decise voci di aperto dissenso
rispetto alla tendenza dominante. Non è casuale che tali voci si facciano sentire – da
parte di giuristi sia accademici che pratici – dapprima negli ambiti territoriali diretta-
mente interessati dalle normative testé richiamate, e cioè in Germania e, con veemenza
ancora maggiore, in Francia. Né è casuale che questi giuristi si dimostrino, in più di
un’occasione, particolarmente sensibili alla nuova cultura e alle nuove sensibilità
umanistiche, destinate a giocare un ruolo non indifferente nei successivi sviluppi del
dibattito in esame.



8.3. I primi passi dell’opposizione dottrinale al modello inquisitorio
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Le istanze critiche prodotte dall’«indignazione degli umanisti» nei confronti dei meto-
di e delle procedure con cui, in forza delle nuove legislazioni statali e territoriali, viene
amministrata una giustizia punitiva percepita come iniqua e persecutoria non sono, al-
meno in un primo momento, molto numerose. Esse appaiono nondimeno particolarmen-
te significative, in quanto rappresentano la spia dell’avvio di importanti mutamenti nel-
la percezione dei problemi del processo penale.
In Germania, una posizione piuttosto scettica in ordine alla disciplina introdotta dalla
Constitutio Criminalis Carolina viene espressa in un’opera pubblicata a Basilea nel 1583,
le Constitutiones Carolinae publicorum iudiciorum in ordine redactae cumque iure
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communi collatae. L’autore, Nikolaus Vigel (Nicolaus Vigelius), vi conduce un serrato e
puntuale esame delle scelte e dei contenuti della normativa imperiale del 1532 ponendo a
confronto i difetti delle strutture inquisitorie della Carolina con i pregi dell’impostazione
accusatoria propria della tradizione romanistica. Le convinzioni espresse nell’opera sono
dunque radicalmente filoromaniste, e si accompagnano a una netta presa di distanza
dall’idea stessa di una politica nazionale del diritto.

4 Jean Imbert (Thairé d’Aunis 1494 - Fontenay-Le-Comte 1560), avvocato a Fontenay-Le-Comte e, dopo
una trentennale carriera forense, luogotenente criminale presso il tribunale regio della medesima città, dà
alle stampe nel 1538 le Institutiones Forenses Galliae, che ben presto integra e ripubblica (nel 1545)
ponendo al centro della propria esposizione i contenuti dell’Ordonnance di Villers-Cotterêts del 1539.
L’opera è tradotta in francese dallo stesso autore nel 1548, e viene in seguito ripubblicata, nella versione
latina o in quella francese (che reca come titolo Les institutions forenses, ou pratique judiciaire ovvero La
pratique judiciaire, tant civil que criminelle, ed è solitamente corredata dal ricco commento di Pierre
Guenois) a cadenza quasi decennale fino all’ultima edizione del 1727. La Pratique di questo giurista di
provincia diviene così, per quasi due secoli, un solido punto di riferimento per la processualistica civile e
criminale d’oltralpe.
5 Giorgia Alessi, Il processo penale. Profilo storico, Roma-Bari, Laterza, 2001, p. 81.
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Nikolaus Vigel (Treysa 1529 - Marburg 1600) è professore di diritto criminale presso l’Università di Marburg.
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