Page 82 - Ettore Dezza, Lezioni di storia del processo penale, Pavia, Pavia University Press, 2013
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Ettore Dezza – Lezioni di storia del processo penale

longo litis sufflamine, habita sufficienti causae cognitione et delicti certitudine,
poenam delinquenti irroget, et in terrorem aliorum exemplum statuat»).
Il favore espresso da Carpzov per il procedimento ex officio è dunque manifesto. Esso
non deve tuttavia far passare sotto silenzio la commendevole tensione garantistica con
la quale il giurista sassone prende in considerazione talune perversioni connaturate alla
fisiologia inquisitoria. Particolarmente deprecabili sono, a suo avviso, i limiti posti nei
modelli inquisitori al diritto di difesa, che egli ritiene invece irrinunciabile e sacrosanto.




8.1.3. Johann Böhmer
Il pressoché definitivo abbandono delle forme accusatorie, già in crisi negli anni in cui
Carpzov elabora le pagine testé considerate, è infine attestato per tutta la Germania –
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nella prima metà del XVIII secolo – da Johann Böhmer. Giurista accademico, Böhmer
compone, accanto a una serie di Observationes selectae alla Practica di Carpzov (edite a
Francoforte nel 1759), alcuni importanti lavori intesi a una piana esposizione della
materia penale, tra i quali spiccano gli Elementa Iurisprudentiae Criminalis (Halle 1732),
opera manualistica dal solido impianto, concisa e nel contempo ricca dal punto di vista
dottrinale, destinata a una larga diffusione anche al di fuori dei confini tedeschi.
Negli Elementa il discorso sui modelli processuali viene introdotto da alcune
annotazioni di carattere generale a prima vista assai esplicite, nelle quali si segnala in
primo luogo che nell’amministrazione della giustizia penale «oggi ci serviamo di una
duplice via: l’accusa e l’inquisizione» («hodie duplici via utimur: 1) accusatione, 2)
inquisitione»), e in secondo luogo che la denunciatio «non costituisce una specie
separata» («separatam speciem non constituit»), poiché «senza dubbio appartiene agli atti
preparatori del processo inquisitorio» («procul dubio […] ad praeparatoria processus
inquisitorii pertinet»). Queste affermazioni di principio sono parzialmente contraddette
dal fatto che Böhmer dedica uno spazio in realtà piuttosto esiguo all’accusatio. L’autore
giustifica tale scelta in base alla precisa considerazione che
nella pratica dei tribunali a causa dei molteplici inconvenienti le accuse sono
pressoché sconosciute, e per lo più nei delitti si procede in via di inquisizione («in foro
ob plura incommoda accusationes fere ignorantur, et plerumque per modo inquisitionis
propter delicta proceditur»).

In effetti, il processo inquisitorio (che, secondo Böhmer, storicamente ha una matrice
essenzialmente canonistica) viene ormai applicato regolarmente pressoché in tutta la
Germania («hodie […] pro regula […] fere per totam Germaniam»). Di conseguenza, è

3 Johann Samuel Friedrich Böhmer (Halle 1704 - Francoforte sull’Oder 1772), figlio del noto canonista
Justus Henning Böhmer e fratello di un altro giurista di vaglia, Georg Ludwig Böhmer, si laurea nel 1725
a Halle, ove l’anno successivo è cooptato come professore di diritto criminale. Consigliere aulico di
Federico II di Prussia, nel 1750 si traferisce su richiesta del sovrano presso l’Universitas Viadrina di
Francoforte sull’Oder, della quale diviene Rettore. Oltre agli Elementa Iuris Criminalis e alle
Observationes selectae ad Benedicti Carpzovii Practicam novam rerum criminalium pubblica a Halle nel
1770 le Meditationes in Constitutionem Criminalem Carolinam.

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