Page 32 - Ettore Dezza, Lezioni di storia del processo penale, Pavia, Pavia University Press, 2013
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Ettore Dezza – Lezioni di storia del processo penale

3.2. Il Liber Quintus di Giulio Claro e l’inquisizione come rimedio ordinario
Alla metà del Cinquecento, l’assetto pressoché definitivo del sistema penale è compiutamente
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illustrato proprio da Giulio Claro, uno dei più lucidi, informati e acuti giuristi di quel secolo.
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Il suo Liber Quintus Sententiarum Receptarum, pubblicato a Venezia nel 1568, delinea in 22
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paragrafi, sostenuti da «un solidissimo fondamento dottrinale e teorico», tutto il sistema pe-
nale cinquecentesco e costituisce la base privilegiata per la sua conoscenza. In particolare,
l’ultimo paragrafo dell’opera, assai più consistente dei precedenti (dedicati ai singoli reati),
reca il titolo aggiuntivo di Practica Criminalis, e ci offre una descrizione vivida e essenziale
delle questioni processuali, nella quale i rapporti tra diritto comune e prassi consuetudinaria si
intrecciano con le opinioni dottorali e le esplicite prese di posizione dell’autore.
Claro sgombra il campo, in via preliminare, da una serie di falsi problemi affermando
con la massima chiarezza che le varie forme procedurali (accusa, inquisizione, denuncia, ec-
cezione, crimine notorio, cattura in flagranza) descritte dalla dottrina in modo tralatizio (e
spesso con espressioni involute e intricate) devono comunque essere ridotte a due sole, la
forma su istanza di parte e quella ex officio. La prima – che gli scrittori definiscono «procede-
re per via di accusa» («quod scribentes appellant procedere per viam accusationis») – si ha
quando la parte lesa o un altro soggetto legittimato propone l’accusa o la querela – e in questo
caso si procede sulla base della stessa querela («et super ipsa querela proceditur»). Nella se-
conda – e questo è ciò che si dice procedere per via d’inquisizione («et hoc est quod dicitur
procedere per viam inquisitionis») – il giudice assume informazioni contro l’imputato e pro-
cede nei suoi confronti di sua iniziativa e per suo dovere d’officio («a se ipso, et ex suo offi-
cio»).
La decisa semplificazione testé segnalata è – giova sottolinearlo – conseguenza di una
precisa scelta di Claro. Il giurista alessandrino non ricorre infatti, in questa circostanza, alle
consuete e ampie citazioni di autorità dottrinali, e la fissazione del binomio procedura su
istanza di parte/procedura d’ufficio è frutto esclusivamente della sua profonda conoscenza
della prassi consuetudinaria e delle fonti.
Quanto ai rapporti tra i due metodi, se ci si attiene alle regole e ai principi del diritto co-
mune («loquendo secundum ius commune»), si dovrebbe attribuire all’accusatio seu querela
il carattere di rimedio ordinario, mentre l’inquisitio dovrebbe essere considerata rimedio
straordinario. La ratio di tale conclusione – confortata dalla comune opinione dei giuristi
(communis opinio doctorum) – riposa nel fatto che secondo il diritto comune a chiunque è
concesso di proporre l’accusa, mentre il giudice di regola non può procedere ex officio per via
d’inquisizione («regulariter […] non potest ex officio procedere per viam inquisitionis»).

1 Giulio Claro (Alessandria 1525 - Cartagena 1575) consegue il dottorato a Pavia nel 1550 e nel 1557 entra
a far parte del Senato di Milano. Pretore a Cremona (1560) e Presidente a Milano del Magistrato delle
entrate straordinario (1563), dal 1565 è a Madrid come reggente del Supremo Consiglio d’Italia.
2 Il Liber Quintus è concepito come parte di una vera e propria enciclopedia giuridica dal titolo
classicheggiante di Receptae Sententiae (nel senso di ‘opinioni consolidate’), che avrebbe dovuto
comprendere sette libri corredati da indici e dedicati rispettivamente a leggi e consuetudini, persone,
successioni, contratti, diritto e procedura penale, procedura civile, materie estravaganti. In seguito ai
molteplici impegni di magistrato e funzionario dell’autore, la quinta è la sola sezione completa dell’intera
opera a essere data alle stampe.
3 Gian Paolo Massetto, Un magistrato e una città nella Lombardia spagnola. Giulio Claro Pretore a
Cremona, Milano, Giuffrè, 1985, p. IV.

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