Page 99 - Stefano Rastelli (a cura di), La ricerca sperimentale sul linguaggio: acquisizione, uso, perdita, Pavia, Pavia University Press, 2013
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Stimolazione cerebrale e linguaggio 81
3.4. Sintassi
Dallo studio del paziente ‘tan tan’ di Paul Broca nel 1861, numerosi studi
successivi su pazienti hanno dimostrato una relazione tra deficit grammaticali e
lesioni prefrontali sinistre (per es. Shapiro, Caramazza 2003; Zurif et al. 1972).
Questa evidenza è poi stata confermata anche da numerosi studi di
neuroimmagine e, recentemente, anche studi di TMS hanno contribuito a una
comprensione sempre maggiore di questa relazione. Sakai e colleghi (2002) hanno
utilizzato un compito di validazione di frasi con lo scopo di verificare se e quando
l’area di Broca è coinvolta in processi sintattici. Tutte le frasi utilizzate in questo
esperimento avevano la semplice costruzione nome-verbo, dove il verbo veniva
presentato 200 ms dopo il nome. Di queste frasi, i soggetti dovevano identificare se
fossero corrette oppure scorrette da un punto di vista grammaticale o semantico.
La TMS veniva applicata sull’area di Broca a 0, 150 o 350 ms dopo la
presentazione del verbo. I risultati hanno evidenziato che, rispetto alla
stimolazione sham di controllo, la TMS facilitava i tempi di reazione per le
decisioni sintattiche (ma non semantiche). Inoltre, poiché l’effetto era specifico
per la finestra temporale di 150 ms, si può ipotizzare un coinvolgimento causale
dell’area di Broca nel processo di elaborazione sintattica.
Con la TMS si è inoltre cercato di studiare i processi e le aree neurali
coinvolte nell’elaborazione di differenti classi grammaticali. Sia studi
neuropsicologici (Caramazza, Hillis 1991) che elettrofisiologici (Federmeier et al.
2000) suggeriscono infatti la possibilità che i nomi e i verbi vengano elaborati da
substrati neurali differenti. Per spiegare i meccanismi che sottostanno ai deficit
dissociati tra nomi e verbi sono state proposte due principali ipotesi. La prima
suggerisce che il deficit prevalente per nomi o verbi sarebbe causato dal peso
relativo delle caratteristiche percettive e funzionali che sottostanno a nomi e
verbi (Bird et al. 2000). Secondo questa ipotesi le conoscenze concettuali che
sottostanno ai nomi sarebbero prevalentemente visive, mentre quelle sottostanti i
verbi prevalentemente funzionali e quindi legate alle azioni. La seconda ipotesi di
Caramazza e colleghi (2002) attribuisce la causa del disturbo selettivo per nomi o
verbi ad un livello lessicale più periferico, dove le etichette di queste due classi
grammaticali sarebbero rappresentate separatamente.
In linea con la prima ipotesi, Cappa e colleghi (2002) hanno utilizzato la
TMS per studiare il ruolo della corteccia prefrontale dorso-laterale (DLPFC)
sinistra nella denominazione di azioni. Ai soggetti venivano presentate delle
immagini di oggetti comuni e veniva loro chiesto di riferire sia il nome
dell’oggetto (ad esempio ‘telefono’), sia l’azione ad esso associata (‘telefonare’).
I risultati hanno evidenziato che una rTMS (20 Hz per 500 ms) sulla DLPFC