Page 94 - Stefano Rastelli (a cura di), La ricerca sperimentale sul linguaggio: acquisizione, uso, perdita, Pavia, Pavia University Press, 2013
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76 Z. Cattaneo, J.T. Devlin, C. Lega, T. Vecchi

dei sei pazienti testati. Al contrario, non hanno osservato alcun effetto in seguito
a stimolazione dell’emisfero di destra. Poiché il test di Wada aveva rivelato una
dominanza dell’emisfero di sinistra per il linguaggio in tutti i sei pazienti, essi
conclusero che la TMS potesse essere una valida alternativa al test di Wada per
accertare la lateralizzazione delle funzioni linguistiche.
Tuttavia studi successivi non riuscirono a replicare i risultati ottenuti da
Pascual-Leone e colleghi e il metodo fu messo in discussione. Michelucci e colleghi
(1994) produssero uno speech arrest in soli 7 soggetti su 14, mentre Jennum e colleghi
(1994) indussero un arresto completo del linguaggio in 14 pazienti su 21, riportando
una concordanza del 95% tra TMS e test di Wada solo se veniva considerato come
effetto anche un rallentamento nella produzione linguistica. Questa discordanza tra i
diversi studi è probabilmente imputabile ai parametri di stimolazione scelti (Epstein
et al. 1996). In effetti, si è successivamente constatato che intensità alte di
stimolazione inducono un effetto molto forte nell’arresto del linguaggio; inoltre,
meno intuitivamente, si è osservato che l’effetto è più marcato con frequenze non
molto alte (4-8 Hz) o comunque più basse di quelle utilizzate in studi precedenti (16-
32 Hz, Jennum et al. 1994; Michelucci et al. 1994; Pascual-Leone et al. 1991). Infatti,
alte frequenze inducono con maggior facilità contrazioni dei muscoli facciali che
rendono l’arresto del linguaggio più difficile da determinare; al contrario, frequenze
più basse interferiscono anche con la lettura e il linguaggio spontaneo. Anche
seguendo questi criteri, Epstein e colleghi in uno studio su pazienti epilettici (Epstein
et al. 2000) hanno dimostrato che, rispetto al test di Wada, la rTMS sovrastimava il
coinvolgimento dell’emisfero di destra e prediceva con meno rigore le difficoltà
linguistiche post-operatorie.
Nonostante questo, la TMS ha l’indiscutibile vantaggio di essere maggiormente
focale rispetto al test di Wada, nel quale gli effetti coinvolgono ampie regioni di un
emisfero per diversi minuti. I risultati di uno studio più recente (Aziz-Zadeh et al.
2005) hanno aiutato a spiegare l’alta variabilità tra i diversi studi e il motivo per il
quale in alcuni di essi si è riscontrata una correlazione molto alta tra test di Wada e
TMS (Jennum et al. 1991), ma non in altri (Epstein et al. 2000; Michelucci et al. 1994).
Questi ricercatori hanno dimostrato che l’arresto del linguaggio può essere indotto
da due siti differenti della corteccia frontale inferiore: stimolare con TMS un sito più
anteriore provoca uno speech arrest solo sull’emisfero sinistro, dovuto a interferenza
linguistica per se. Stimolare siti più posteriori sia dell’emisfero destro che sinistro
provoca uno speech arrest con effetto maggiore a sinistra, ma l’effetto in questo caso è
imputabile principalmente a interferenze motorie su mascella e bocca (per
stimolazione di aree motorie e premotorie).






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