Page 100 - Stefano Rastelli (a cura di), La ricerca sperimentale sul linguaggio: acquisizione, uso, perdita, Pavia, Pavia University Press, 2013
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82 Z. Cattaneo, J.T. Devlin, C. Lega, T. Vecchi

sinistra aumenta il tempo di denominazione per i verbi, se confrontata con la
stimolazione sham o a destra; al contrario, la denominazione di oggetti rimane
inalterata. Questi autori suggeriscono che il deficit selettivo per i verbi sia
prevalentemente causato da lesioni frontali sinistre perché un danno alla DLPFC
influisce sull’osservazione e sulla rappresentazione di azioni, più strettamente
legate ai verbi, piuttosto che ai nomi. Shapiro e colleghi (2001) hanno però messo
in discussione questa interpretazione, la quale spiega i risultati ottenuti come
conseguenza delle differenze di significato tra nomi e verbi. Questi ricercatori
hanno pertanto condotto due esperimenti: nel primo esperimento hanno
utilizzato delle parole reali e hanno chiesto ai partecipanti di produrre la forma
plurale e singolare di nomi regolari (ad esempio ‘songs’-‘song’) e la terza
persona plurale e singolare di verbi (ad esempio ‘sing’-‘sings’) prima o dopo la
stimolazione a 1 Hz sulla DLPFC sinistra. In questo caso, in linea con i risultati
ottenuti da Cappa e colleghi, si evidenziano tempi di reazione ritardati solo con i
verbi, ma non con i nomi. Nel secondo esperimento il compito era il medesimo,
ma in questo caso venivano utilizzate delle ‘pseudoparole’ sia in funzione di nome
che di verbo (ad esempio ‘flonk’-‘flonks’), prive pertanto di rappresentazione
semantica. L’ipotesi è che se la DLPFC è deputata al recupero di informazioni
grammaticali relative ai verbi, allora la produzione di ‘pseudoverbi’ dovrebbe
essere ritardata come per i verbi reali. Poiché tale ipotesi viene verificata, i
ricercatori hanno interpretato questo dato come indice del fatto che DLPFC
sinistra è una base neuroanatomica per le categorie grammaticali per se,
indipendentemente dal loro significato.
Oltre alla selettività neuroanatomica tra verbi e nomi, sono stati riportati
casi di doppia dissociazione tra deficit per oggetti naturali e artificiali, tra nomi
concreti e astratti e tra parole grammaticali e parole a contenuto. È stato
ipotizzato che anche il genere grammaticale dei nomi, maschile e femminile,
possa essere in qualche modo elaborato in regioni cerebrali specifiche. In un
nostro studio (Cattaneo, Devlin et al. 2009a) abbiamo investigato questa ipotesi
studiando il possibile ruolo causale del giro frontale inferiore sinistro (area di
Broca) nella decodifica del genere grammaticale in soggetti neurologicamente
sani. Lo scopo specifico era quindi verificare se l’area di Broca contenesse delle
rappresentazioni neurali distinte che rispondono in modo preferenziale alle
diverse classi del genere grammaticale. L’esperimento prevedeva inizialmente
un paradigma di saturazione, un fenomeno di adattamento di alto livello per il
quale la ripetizione del nome di una categoria riduce l’accesso alla categoria
stessa (Smith 1984; Smith, Klein 1990; Fillenbaum 1964; Pilotti et al. 1997;
Shimokido 2003; Lindquist et al. 2006). Successivamente, veniva applicata la
TMS a singolo impulso e veniva poi chiesto ai soggetti di classificare una parola



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