Page 64 - Stefano Rastelli (a cura di), La ricerca sperimentale sul linguaggio: acquisizione, uso, perdita, Pavia, Pavia University Press, 2013
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continuum fonico, alcuni autori scelgono l’onset del primo fonema della parola,
altri il punto di unicità ovvero il fonema dopo il quale la parola può essere uni-
vocamente selezionata. In entrambi i casi va controllato che non vi sia una ampia
variabilità all’interno delle parole target nelle varie condizioni e fra i vari item
che compongono la lista sperimentale fra l’istante di inizio di presentazione del-
la parola e punto di unicità; il controllo di tale variabile è spesso complesso e, in
generale in modalità acustica è da preferire un disegno che modifichi il prefisso
frasale e lasci costante la parola target nelle differenti condizioni. Un vantaggio
della presentazione acustica è che la durata di presentazione delle singole frasi è
tipicamente più breve ed è quindi possibile presentare un numero maggiore di
frasi e condizioni in una stessa condizione sperimentale; di contro la maggior
velocità di presentazione porta a una maggior sovrapposizione dei correlati ERP
elicitati dai processi di elaborazione di una singola parola e delle successive, for-
zando a un maggior controllo delle caratteristiche fisiche e linguistiche delle pa-
role che seguono la parola target nel caso, in special modo se si sia interessati ai
potenziali a latenza più lunga come la P600 la cui durata può estendersi fino a
un secondo o più.
Un’ulteriore variabile di paradigma consiste nel compito assegnato ai
partecipanti. Chiaramente se lo scopo è lo studio dei processi di comprensione
frasale dal punto di vista cognitivo sarebbe preferibile non assegnare alcun
compito aggiuntivo e richiedere semplicemente in fase di istruzione una lettura
attenta delle frasi che vengono presentate. D’altra parte negli studi ERP è
consigliato, anche se non strettamente necessario assegnare ai partecipanti un
compito comportamentale per verificare che essi effettivamente svolgano il
compito loro assegnato (Picton et al. 2000, p. 129). Un buon compromesso è
quello di presentare casualmente ogni 5 o 10 frasi in media una semplice
domanda di comprensione relativamente all’ultima frase letta. È comunque
possibile utilizzare compiti a ogni singola frase ed essi possono essere, in
funzione del quesito della specifica ricerca, domande di comprensione o giudizi
(binari o su una scala di valori) di accettabilità o grammaticalità. I correlati
neurali dei processi necessari alla comprensione dovrebbero avere carattere di
generalità relativamente alle variabili cognitive di più alto livello quali il
compito ma in realtà in alcuni casi componenti ERP possono essere sensibili al
compito (Osterhout, Mobley 1995).
Queste osservazioni porterebbero a pensare che il compito di semplice let-
tura sia sempre preferibile ma in realtà anche l’utilizzo di compiti metalingui-
stici più specifici mostra alcuni vantaggi. Il fatto che ci sia un preciso compito
da svolgere a ogni frase richiede un processo di lettura più attento, oltre a que-
sto un compito più preciso rende maggiormente omogeneo l’atteggiamento dei