Page 60 - Stefano Rastelli (a cura di), La ricerca sperimentale sul linguaggio: acquisizione, uso, perdita, Pavia, Pavia University Press, 2013
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42 F. Vespignani
Oltre a questo, nella costruzione del materiale vanno chiaramente
controllate altre variabili che influenzano i processi di accesso lessicale e
integrazione non oggetto della manipolazione sotto indagine, quali il numero di
lettere, la frequenza d’uso della parola target, eventuali ripetizioni della parola
target all’interno dell’esperimento, variabili distribuzionali quali la cloze-
probability.
In generale è necessario controllare sia il prefisso frasale (contesto presenta-
to prima della parola target) che le caratteristiche lessicali o distribuzionali della
parola target anche se chiaramente una coppia minima deve contenere una qual-
che differenza. Prendiamo ad esempio lo studio di Kim e Osterhout (2005) che
ha voluto verificare i correlati ERP di una violazione detta di rovesciamento se-
mantico (semantic reversal) con due differenti condizioni di controllo come
nell’esempio 7.
7.a. * The hearty meal was devouring the kids.
Il sostanzioso pasto stava divorando i bambini.
7.b. The hearty meal was devoured by the kids.
Il sostanzioso pasto era divorato dai bambini.
7.c. The hungry boy was devouring the cookies.
L’ affamato ragazzo stava divorando i biscotti.
In generale sono possibili due tipologie di manipolazione: da un lato è possibi-
le confrontare due condizioni con prefisso identico e parola target differente
come per il contrasto fra le frasi 7.a. e 7.b. oppure confrontare prefissi differen-
ti a una stessa parola target (devouring nell’esempio) come per il contrasto fra
le frasi 7.a. e 7.c.
La prima scelta ha il vantaggio che l’ipotesi relativa al fatto che i processi
cognitivi (e i potenziali evocati) nel periodo precedente alla presentazione del
target (e a livello quindi della correzione della baseline) siano analoghi e
perfettamente controllati è chiaramente verificata in quanto il materiale è
identico; ogni differenza è dovuta unicamente a rumore casuale. In tali
circostanze non è però sempre possibile controllare le variabili lessicali della
parola target (nel confronto fra 7.a. e 7.b. le flessioni verbali sono chiaramente
differenti).
La strategia del confronto fra 7.a. e 7.c. mostra invece il chiaro vantaggio
che si vanno a confrontare (fra soggetti, usando il quadrato latino) ERP elicitati
da stimoli perfettamente identici (la parola target è identica) e quindi eventuali
effetti non sono attribuibili a proprietà non controllate della parola mentre è
più discutibile l’ipotesi di equivalenza dei processi cognitivi (e dell’attività