Page 203 - Stefano Rastelli (a cura di), La ricerca sperimentale sul linguaggio: acquisizione, uso, perdita, Pavia, Pavia University Press, 2013
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Lo studio dei tracciati oculari (eye-tracking) nella ricerca sul linguaggio 185

possono estrarre informazioni linguistiche solo dalle parole che cadono all’interno
dell’area foveale o anche dalle parole situate alla periferia del campo visivo (area
parafoveale). In questo caso la forma grafica del testo (lunghezza delle righe, nume-
ro di a capo, grandezza dei caratteri) è un fattore determinante per la comprensione
tanto quanto il contenuto e la forma delle singole parole.
Per concludere: tutti i dati ottenuti con lo studio dei tracciati oculari hanno si-
gnificato soltanto all’interno di un modello che spiega quali sono le reazioni fisiolo-
giche tipiche del lettore che comprende (o non comprende) quello che sta leggendo. I
dati ottenuti con l’eye-tracking devono essere collegati a un modello di lettura, cioè a
ipotesi su quello che il lettore medio e il lettore ‘speciale’ fanno quando leggono o
ascoltano un testo (Paragrafo 5.4., Paragrafo 5.5.). Questi modelli informano diretta-
mente le teorie del processing e possono anche essere indirettamente rilevanti per le
teorie del linguaggio. Mentre da un lato i dati di eye-tracking incrementano diretta-
mente la nostra conoscenza degli algoritmi di comprensione dei testi, il loro utilizzo
per validare una o l’altra teoria del linguaggio deve essere però mediato da conside-
razioni più generali sulla natura del processo di lettura all’interno del sistema della
performance. Leggere un testo è un’operazione che chiama in causa anche risorse
neurali, meccanismi cognitivi e automatismi fisiologici condivisi, cioè non specifici
del linguaggio. L’interpretazione dei dati dei tracciati oculari nella ricerca sul lin-
guaggio deve quindi procedere per sottrazione. Possono essere attribuiti direttamen-
te alla competenza linguistica dei lettori solo due tipi di fenomeni: (a) quelli che ri-
mangono costanti attraverso molte manipolazioni sperimentali e (b) quelli che non
possono essere attribuiti solo a cause fisiologiche dovute alla meccanica della visione
o a cause cognitive general-domain che sono peculiari del processo di lettura.



5.2. Paradigmi applicativi

Prima di soffermarci sul modo in cui dati dell’eye-tracking vengono interpretati,
descriviamo i suoi due principali paradigmi applicativi. L’eye-tracking è usato
per studiare come i soggetti leggono i testi scritti (reading paradigm) e per
studiare come guardano un’immagine relativa a una frase che viene ascoltata in
quel momento (visual world paradigm). Il reading paradigm è utilizzato dall’inizio
degli anni Ottanta per analizzare cosa succede quando il lettore incontra nella
frase anomalie o errori di vario tipo. I movimenti oculari (fissazioni, regressioni,
saccadi, Paragrafo 1.2.) in questo sono una funzione della sensibilità dei parlanti
al rispetto delle regole morfosintattiche, alla congruenza semantica e alle
condizioni di appropriatezza pragmatica delle parole della frase. Il visual world
paradigm invece è utilizzato all’incirca dalla metà degli anni Novanta per
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