Page 202 - Stefano Rastelli (a cura di), La ricerca sperimentale sul linguaggio: acquisizione, uso, perdita, Pavia, Pavia University Press, 2013
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184 M. Porta, S. Rastelli

duarne genesi, sviluppo, architettura e sostrati neurali – ma solo per studiarla
«in azione», nella sua interazione con un ben più vasto e complesso «sistema
della performance» (Garrett 2007). In questo sistema della performance, la com-
petenza linguistica dei parlanti è solo uno dei fattori in gioco.
Per riassumere: i dati di eye-tracking forniscono sia un accesso diretto al
processing sia alcuni indizi che possono essere utili per ricostruire indirettamen-
te la natura della competenza linguistica soggiacente. L’analisi dei gazeplot e de-
gli hotspot (Paragrafo 4.1.3.) ci dice quali sono le parole (o le parti di immagini)
che i parlanti guardano prima e di più, quelle sulle quali si soffermano e ritorna-
no, quelle che invece saltano e non leggono/guardano per intero oppure che non
guardano mai. Il problema è quello di ricostruire per induzione la competenza
linguistica dei parlanti a partire da questi fenomeni. Negli ultimi trent’anni i
ricercatori hanno cercato di collegare gli schemi di lettura a un modello dinami-
co e coerente di processing del linguaggio. Però non è sempre facile trovare una
spiegazione convincente e puramente linguistica di fatti fisiologici che hanno
anche una forte componente cognitiva e involontaria come i movimenti oculari.
Fattori cognitivi non specificamente linguistici (attenzione, memoria, interesse e
salienza) condizionano infatti fortemente gli schemi di lettura. Ad esempio, i
ricercatori si sono sempre domandati perché i lettori ci mettono più tempo a leg-
gere le frasi (o le parti di frasi) difficili che le frasi facili. Il tempo che il lettore
medio spende su una parola o su una AOI (Area Of Interest) può essere un sin-
tomo di difficoltà linguistica oppure può essere influenzato – per esempio – an-
che dall’interesse per il tema e dal coinvolgimento emotivo. È possibile indivi-
duare con certezza quali sono le cause di un rallentamento o di un arresto della
lettura e distinguere le cause linguistiche da quelle non linguistiche? Inoltre non
è chiaro se i lettori si fermano sempre quando incontrano una difficoltà di natura
linguistica oppure se tendono a proseguire nella lettura lasciando temporanea-
mente irrisolti i punti difficili per riprenderli in seguito (Paragrafo 5.4.). Nel se-
condo caso l’effetto di una strategia cognitiva sul processing (rimandare l’analisi
dei punti oscuri) potrebbe eclissare i dati puramente linguistici perché non è solo
la competenza linguistica del lettore o la qualità di ciò che viene letto a dettare
l’avanzamento o la regressione delle saccadi e la durata delle fissazioni. Il colle-
gamento tra competenza e schemi di lettura è complicato anche dalla possibilità
che i lettori non processino solo le parole che stanno fissando in un determinato
momento, ma piuttosto ripensino anche a quello che hanno già letto mentre il loro
sguardo automaticamente ‘fotografa’ nuovo materiale. In questo caso l’andamento
dello sguardo ha una forte componente meccanica (movimento da sinistra verso
destra) che non è influenzata in maniera diretta dalle caratteristiche linguistiche del
materiale che viene fissato e processato volta per volta. Non è chiaro infine se i lettori
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