Page 196 - Stefano Rastelli (a cura di), La ricerca sperimentale sul linguaggio: acquisizione, uso, perdita, Pavia, Pavia University Press, 2013
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2a 2b
Figura 2. Esempi di gazeplot (a) e hotspot (b)
Nel caso di un sito web, ad esempio, è possibile ottenere un gaze plot per ciascu-
na pagina visitata, in modo da ricostruire in modo preciso l’attività oculare
dell’utente.
Una visualizzazione hotspot, infine, detta anche heatmap (o mappa di calore
in italiano), è una rappresentazione qualitativa che utilizza codici cromatici per
evidenziare le aree di un’interfaccia che sono state più osservate (Figura 2b).
Solitamente, il rosso indica le zone più ‘calde’, che hanno ricevuto più fissazioni
e/o sono state guardate per più tempo; gradatamente si passa poi alle sfumature
dell’arancio, del giallo e del verde, fino all’assenza di colore (ossia il grigio) che
sta ad indicare assenza di fissazioni o intensità dell’osservazione inferiore ad
una certa soglia.
Le rappresentazioni grafiche forniscono senz’altro un supporto molto utile
all’analisi qualitativa dei risultati di sessioni di test di usabilità: i replay video,
unitamente alle registrazioni dei cosiddetti ‘protocolli verbali’, in cui al tester
viene chiesto di esprimere a voce alta le difficoltà che incontra nello svolgimento
di un determinato compito, contestualizzano le descrizioni dei problemi e le a-
zioni compiute con ciò che il soggetto stava guardando in un determinato istan-
te; i gazeplot, per quanto concettualmente semplici, permettono una ricostruzione
precisa dei percorsi oculari compiuti dal tester nell’interazione con l’interfaccia
oggetto dell’analisi, suggerendo l’ordine dei ‘processi mentali’ seguiti per il rag-
giungimento dell’obiettivo; gli hotspot, soprattutto quando relativi al comporta-