Page 190 - Stefano Rastelli (a cura di), La ricerca sperimentale sul linguaggio: acquisizione, uso, perdita, Pavia, Pavia University Press, 2013
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Secondo Hermann Von Elmholtz gli occhi ‘vagano’ continuamente per
osservare il più distintamente possibile le varie parti del campo visivo.
L’attenzione può essere controllata in modo conscio e volontario, e si può
focalizzare anche su oggetti periferici (tramite la cosiddetta parafoveal visual
attention). I movimenti oculari riflettono quindi la volontà esplicita di analizzare
i dettagli, secondo un meccanismo attentivo chiamato overt.
William James si concentra invece sugli aspetti attivi e volontari
dell’attenzione (foveal visual attention), pur riconoscendone la natura talvolta pas-
siva e involontaria. Anche se gli approcci di Von Elmholtz e James vengono
spesso contrapposti, essi possono essere visti come complementari. Ad esempio,
quando osserviamo un’immagine possiamo inizialmente percepire certi suoi
particolari tramite la visione periferica (parafoveale), per poi concentrarci su di
essi (visione foveale) e osservarne i dettagli.
Secondo James Jerome Gibson l’attenzione implica una ‘preparazione in anti-
cipo’ alla reazione (il ‘come’ avverrà effettivamente la reazione dipenderà poi
dall’osservatore). Donald Eric Broadbent suppone invece l’esistenza di un filtro
selettivo, secondo cui l’attenzione permette di filtrare le informazioni visive (es-
sendo il canale visivo limitato). Anthony e Diana Deutsch ipotizzano che tutte le
informazioni visive vengano inizialmente analizzate senza filtri: saranno poi op-
portune ‘strutture’ ad attribuire importanze diverse all’informazione acquisita.
Al’fred Luk’yanovich Yarbus è stato tra i primi ad analizzare nel dettaglio
gli scanpath (ossia i percorsi oculari) ottenuti tramite tecniche di eye-tracking, at-
traverso esperimenti in cui diverse zone (‘aree di interesse’) di un’immagine ve-
nivano osservate in sequenza, notando un’alta variabilità tra gli osservatori.
Secondo Michael Posner l’attenzione si sposta come un ‘riflettore’ sulla sce-
na (indipendentemente dai movimenti oculari). Anne Treisman suggerisce che
l’attenzione sia il ‘collante’ che fa percepire gli ‘elementi’ di una determinata
area come un tutt’uno (oggetti). Per Stephen Michael Kosslyn, una ‘finestra
dell’attenzione’, la cui dimensione varia in modo incrementale, seleziona gli e-
lementi all’interno della memoria visiva.
Il lavoro di Al’fred Luk’yanovich Yarbus, in particolare, è stato molto signi-
ficativo, tanto che lo studioso può essere considerato il padre degli studi sul trac-
ciamento oculare (e il suo libro «Eye Movements and Vision», tradotto in lingua
inglese nel 1967, una pietra miliare sull’argomento). Tra le altre cose, Yarbus ha
verificato, in un famoso esperimento, che i movimenti oculari di diversi osserva-
tori di un dipinto erano simili ma non identici, così come, ripetendo gli esperi-
menti a distanza di tempo con gli stessi soggetti, i movimenti erano molto simili,
ma mai uguali. Era tuttavia evidente che la somiglianza tra i comportamenti o-
culari di un singolo osservatore era maggiore di quanto non lo fosse tra osserva-