Page 189 - Stefano Rastelli (a cura di), La ricerca sperimentale sul linguaggio: acquisizione, uso, perdita, Pavia, Pavia University Press, 2013
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Lo studio dei tracciati oculari (eye-tracking) nella ricerca sul linguaggio 171



















1a 1b

Figura 1. Eye-tracker Tobii 1750 (1a) e spazio di lavoro per il corretto
funzionamento del dispositivo (1b)

Una videocamera posta alla base del monitor, dotata di sensore CCD, rileva i
riflessi corneali con una frequenza di 50 Hz e con una accuratezza pari a circa
0.5°. Come mostrato in Figura 1b, per una corretta rilevazione della direzione
dello sguardo è necessario che almeno un occhio si trovi nel campo visivo dello
strumento (più o meno un parallelepipedo di dimensioni 20x15x20 cm ad una
distanza della testa di circa 60 cm dal monitor), che è più che sufficiente perché
l’utente possa interagire in modo naturale con gli stimoli mostrati sullo schermo,
senza vincoli troppo stringenti.
Il dispositivo può essere utilizzato sia per la valutazione di interfacce di va-
rio tipo, sia come strumento di input alternativo a tastiera e mouse (si vedano i
Paragrafi 4.1. e 4.2.).


3. L’attenzione visiva

I movimenti oculari permettono di ‘centrare lo sguardo’ sull’oggetto di interesse.
Poiché anche l’attenzione spesso si sposta sul punto osservato, il tracciamento
oculare può essere considerato, entro certi limiti, un mezzo per seguire
l’andamento dell’attenzione. A tal proposito sono state sviluppate diverse teorie,
spesso contrastanti. Nel seguito se ne propone un brevissimo riassunto
(Duchowski 2007, pp. 4-10), che cerca di evidenziare le caratteristiche essenziali
di quelle principali.
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