Page 185 - Stefano Rastelli (a cura di), La ricerca sperimentale sul linguaggio: acquisizione, uso, perdita, Pavia, Pavia University Press, 2013
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Lo studio dei tracciati oculari (eye-tracking) nella ricerca sul linguaggio 167

I movimenti oculari possono anche essere suddivisi in movimenti di ver-
genza e di versione (Zambarbieri 2006). I primi sono movimenti di uguale am-
piezza ma di direzione opposta, compiuti al fine di mantenere in posizione e-
quivalente sulle retine l’immagine di un obiettivo che si sposta in profondità
rispetto all’osservatore, avvicinandosi o allontanandosi. I movimenti di versione,
invece, sono compiuti dagli occhi nella stessa direzione, ad esempio per seguire
un oggetto che si sposta verso destra o verso sinistra.



2. Eye-tracking
Con il termine eye-tracking (o tracciamento oculare in italiano) si intende l’uso di
opportune tecniche e strumenti per l’identificazione della direzione dello sguar-
do di un soggetto; in altre parole, l’eye-tracking permette di rilevare e registrare
‘cosa si guarda’, tipicamente, ma non necessariamente, su uno schermo.
Nel corso degli anni sono stati sviluppati diversi metodi per la misurazione dei
movimenti oculari, dagli iniziali sistemi piuttosto scomodi e poco accurati, agli
attuali dispositivi remoti, che non richiedono nessun contatto tra utente e mac-
china e garantiscono buone precisioni.




2.1. Tecniche di eye-tracking
Si possono sostanzialmente distinguere quattro categorie di tecniche per il trac-
ciamento oculare che si sono sviluppate nel corso degli anni, e precisamente
l’elettro-oculografia (EOG), le lenti a contatto sclerali/search coil, la foto-
oculografia (POG) o video-oculografia (VOG) e la riflessione pupillare-corneale
combinata (Duchowski 2007, pp. 52-57).
L’elettro-oculografia è un metodo utilizzato fin dagli anni ’60 che si basa
sulla misura delle differenze di potenziale elettrico rilevate sulla pelle. Quattro
elettrodi posti appena sopra, sotto, a sinistra e a destra dell’occhio misurano le
variazioni di tensione derivanti dal movimento del bulbo oculare. Pur non per-
mettendo delle misurazioni di elevata precisione (ed essendo necessariamente
relativa alla posizione della testa), questa tecnica è molto economica, ed è anche
l’unica applicabile per lo studio dei movimenti oculari durante il sonno.
Il metodo basato su lenti a contatto sclerali e search coil è uno tra i più preci-
si, ma anche molto invasivo. Esso utilizza un oggetto di riferimento meccanico
(oppure ottico) montato su una lente a contatto che copre sia la cornea che la
sclera. Un ‘peduncolo’ attaccato alla lente è poi collegato ad un dispositivo mec-
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