Page 184 - Stefano Rastelli (a cura di), La ricerca sperimentale sul linguaggio: acquisizione, uso, perdita, Pavia, Pavia University Press, 2013
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vamente ‘arrotondato’ dalla contrazione del corpo ciliare. Naturalmente, occorre
sempre tenere conto del fatto che ciò che percepiamo dipende non solo dalla
realtà fisica, ma anche dall’interpretazione da parte del nostro cervello.
1.2. I movimenti oculari
Le informazioni provenienti dal mondo esterno vengono elaborate in primo luo-
go dalla retina. Come detto nel precedente paragrafo, sulla sua superficie sono
distribuite due categorie di fotorecettori, i coni e i bastoncelli. Tale distribuzione
non è però uniforme, ma varia in funzione della distanza dalla fovea, ovvero
dalla zona centrale dove si ha la maggior risoluzione spaziale; questo comporta
che la visione nitida di un determinato oggetto è possibile solo se la sua imma-
gine si forma sulla fovea e vi resta stabile. I movimenti oculari hanno quindi la
funzione di spostare lo sguardo sull’obiettivo in modo da farlo cadere sulla fo-
vea e di mantenerne stabile l’immagine sulla retina durante lo spostamento rela-
tivo fra l’osservatore e l’obiettivo stesso. Lo sguardo (gaze in inglese) corrisponde
alla somma della posizione dell’occhio nella sua orbita e della testa nello spazio.
Si possono sostanzialmente distinguere quattro tipi i movimenti oculari
(Duchowski 2007; Zambarbieri 2006): saccadi, inseguimenti lenti, fissazioni e
nistagmi.
Le saccadi (saccades) sono movimenti oculari molto rapidi effettuati per
focalizzare l’immagine sulla fovea. I movimenti possono essere eseguiti sia
volontariamente, per portare lo sguardo su un determinato ‘target’, sia come
correttivo optocinetico o vestibolare. La durata delle saccadi varia in genere tra
i 10 e i 100 ms, periodo durante il quale l’occhio può essere considerato sostan-
zialmente ‘cieco’.
Gli inseguimenti lenti (smooth pursuits) sono possibili solo quando l’occhio
segue un target che si sposta. Rispetto alle saccadi, gli inseguimenti lenti sono
caratterizzati da velocità molto inferiori, dipendenti dalla velocità del target.
Le fissazioni (fixations) sono movimenti oculari che stabilizzano l’oggetto di
interesse sulla retina (e in particolare sulla fovea). Durante la fissazione l’occhio
è quindi relativamente stabile, anche se non mancano piccoli movimenti più o
meno casuali, che possono essere considerati piccoli disturbi da parte del siste-
ma di controllo oculare. La durata delle fissazioni è in genere compresa tra i 100
e i 600 millisecondi.
I movimenti di nistagmo (nystagmus), infine, sono caratterizzati da un anda-
mento temporale ‘a dente di sega’; in sostanza, dei ‘tremori’, nella maggior parte
dei casi involontari (e quindi di natura patologica), più raramente volontari.