Page 142 - Stefano Rastelli (a cura di), La ricerca sperimentale sul linguaggio: acquisizione, uso, perdita, Pavia, Pavia University Press, 2013
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124 G. Egidi, U. Hasson

comune denominatore. Poiché siamo abituati a pensare al linguaggio nei
termini delle categorie introdotte dalla linguistica e dalla psicolinguistica è
controintuitivo pensare che il cervello possa utilizzare diverse categorie per
elaborare le informazioni.



2.2. Il problema del livello semantico di base

È importante essere consapevoli di alcune difficoltà interpretative che possono
emergere dagli studi sul linguaggio condotti con la fMRI. Una prima difficoltà,
che chiameremo il problema del livello semantico di base, riguarda il rapporto fra il
livello di attivazione di base (cioè a riposo) e il livello di attivazione indotto dalle
condizioni sperimentali nelle regioni che si considerano associate alle funzioni
linguistiche. Poiché il livello di base può consistere di processi semantici
endogeni, il problema per i neuroscienziati cognitivi è determinare se le
fluttuazioni di attivazione osservate riflettano una modulazione considerevole o
una modulazione piuttosto limitata dell’attivazione di base (si veda, per
esempio, Morcom, Fletcher 2007). Se ciò che si osserva è solo una modulazione
esigua del livello di base, specialmente quando questo è distribuito in un
network ben definito, allora l’attività del livello di base è l’elemento cognitivo
dominante su cui il linguaggio ha solo un’influenza minore. Poiché, tuttavia, è
più intuitivo interpretare i risultati degli studi sul linguaggio con l’assunto che
l’elaborazione del linguaggio induce cambiamenti importanti, è bene tener
presente come i network coinvolti nelle funzioni linguistiche mantengano la loro
connettività indipendentemente da quelle funzioni, per capire fino a che punto
mantengono attività indipendente dalla presentazione di stimoli linguistici. Gli
studi che hanno esaminato la connettività funzionale di network linguistici a
riposo (per esempio, Koyama et al. 2010; Tomasi, Volkow 2012) hanno infatti
evidenziato che alcuni di questi network non si organizzano ad hoc quando si
presenta l’input linguistico, ma mantengono connettività funzionale al di là del
contesto di elaborazione del linguaggio. Ciò suggerisce che la loro attività è
probabilmente modulata solo in modo minore dalla comprensione del
linguaggio.
Si noti, inoltre, che in una rianalisi di 6 esperimenti di fMRI, di cui 4 sul
linguaggio (Lohman et al. 2010) è stato trovato che durante gli esperimenti sul
linguaggio, e solo in quelli, un network temporo-frontale notoriamente associato
a funzioni linguistiche si attiva in modo indipendente dalle condizioni
sperimentali. Questo risultato è stato interpretato come evidenza del fatto che
quando il cervello viene coinvolto nella valutazione di un input linguistico attiva
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