Page 65 - Fabio Gasti (a cura di), Seneca e la letteratura greca e latina. Per i settant’anni di Giancarlo Mazzoli, Pavia, Pavia University Press, 2013
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Seneca, Mecenate e il ‘ritratto in movimento’ 53

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nei recenti e pur validi studi sull’oratoria di Corbeill, ma piuttosto il mio scopo è
quello di offrire un contributo in relazione alle modalità artistiche, con le quali Seneca
cerca di orientare, attraverso Lucilio, il giudizio dei suoi lettori. Infatti, se è pur vero
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che è anche la mollitia del comportamento di Mecenate a essere enfatizzata – dove già
nella stessa lettera aveva prima sostenuto genericamente che se l’animo effeminatus est,
in ipso incessu apparere mollitiam – all’interno di questa valutazione del personaggio
conta soprattutto, a mio parere, il presentarsi in pubblico, il rapporto profondo tra
l’essere e l’apparire, l’impatto della fisicità come segno inequivocabile dell’animus.
Seneca si dimostra del resto consapevole di ciò anche in linea teorica, se
nell’epistola 52,12 sostiene molto chiaramente la tesi che anche piccoli indizi fisici co-
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stituiscono specchio dell’anima:
omnia rerum omnium, si observentur, indicia sunt, et argumentum morum ex
minimis quoque licet capere: inpudicum et incessus ostendit et manus mota et unum
interdum responsum et relatus ad caput digitus et flexus oculorum; inprobum risus,
insanum vultus habitusque demonstrat. Illa enim in apertum per notas exeunt: qualis
quisque sit scies, si quemadmodum laudet, quemadmodum laudetur aspexeris.
Seneca non si limita come il padre a un generico convicium della gioventù contempora-
nea, ma fa scaturire i vizi etici ed estetici di un’intera generazione dal solo Mecenate, che
nell’epistola 114, in un noto e lungo ritratto, viene presentato come l’unico colpevole e
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capro espiatorio: come osserva molto opportunamente Giancarlo Mazzoli, tutti i temi
critici, già altrove svolti contro la figura di Mecenate, trovano qui un’analisi «veemente e
analitica», e ritornano più volte, cadenzando a più riprese il complesso tessuto argomen-
tativo della lettera fino a configurarsi come un vero e proprio capo d’accusa non solo con-
tro l’emblematico personaggio, ma anche contro l’età augustea; come sostiene ancora
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Mazzoli, concludendo un recente e stimolante saggio, «il tempus augusteo non racchiu-
de solo gli archetipi dell’assolutismo imperiale, ma ha ormai assunto per Seneca i tratti
coerenti e globali dell’antimodello culturale».

114,4 quomodo Maecenas vixerit notius est quam ut narrari nunc debeat quomodo
ambulaverit, quam delicatus fuerit, quam cupierit videri, quam vitia sua latere noluerit.
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Quid ergo? non oratio eius aeque soluta est quam ipse discinctus? non tam insignita
illius verba sunt quam cultus, quam comitatus, quam domus, quam uxor? Magni vir
ingenii fuerat si illud egisset via rectiore, si non vitasset intellegi, si non etiam in

40 Corbeill (1996) del resto cita Seneca solo en passant: un cenno a Mecenate leggiamo a p. 160 n. 82. Dal
punto di vista della creazione dell’identità interessanti osservazioni offre anche Bettini (2000); ritorna su
alcuni temi utili anche Corbeill (2004).
41 Sull’effeminatezza di Mecenate, cfr. in particolare Graver (1998).
42 Il passo è citato anche da Corbeill (1996, p. 153). Vd. anche già Lucil. 638 M., confrontato da Bramble
(1974, p. 35), animo qui aegrotat, videmus corpore hunc signum dare.
43 Mazzoli (1968, p. 305 ss.).
44 Mazzoli (2002, p. 137).
45 Si innesta su questa presa di posizione il dibattito sul rapporto con le Elegiae in Maecenatem, dove
leggiamo una sorta di difesa in termini forse non indipendenti da Seneca (vd. per es. Maec. 1,21 s. quod
discinctus eras, animo quoque, carpitur unum: / diluis hoc nimia simplicitate tua): per un’analisi
approfondita rimando a Bellandi (1995, p. 83 s.).


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