Page 18 - Fabio Gasti (a cura di), Seneca e la letteratura greca e latina. Per i settant’anni di Giancarlo Mazzoli, Pavia, Pavia University Press, 2013
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6 Aldo Setaioli

3. Una volta messi in chiaro la portata e gli scopi della terapia senecana, siamo pronti a
esaminare gli strumenti da lui impiegati per ottenere lo scopo. Questi strumenti sono in
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gran prevalenza verbali. Nei primi stadi ricorre alla retorica dell’admonitio (che, come
si è visto, può avere tono aggressivo), poi alla tecnica della meditatio, sebbene
quest’ultima, come vedremo, sia accompagnata da ‘esercizi’ pratici o parzialmente pra-
tici. Per quanto in entrambi i casi la meta sia ancora ben lontana, tanto la meditatio co-
me gli ‘esercizi’ possono almeno essere raccomandati a persone che hanno già deciso
d’intraprendere la propria autotrasformazione, mentre la retorica dell’admonitio, per
quanto necessaria fino al raggiungimento dell’ultimo stadio terapeutico, quello in cui
può essere impiegato un discorso di carattere non emotivo e rivolto alla ragione, può
essere indirizzata anche a destinatari contumaci, che devono ancora essere ‘convertiti’,
vale a dire persuasi a intraprendere la via del miglioramento etico. Per questo, la prosa
dell’admonitio senecana ricorrerà alle risorse della retorica e non si rivolgerà alla ra-
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gione dell’ascoltatore o del lettore, ma piuttosto farà leva sulle loro emozioni. A que-
sto scopo Seneca si avvale ammirevolmente della propria educazione retorica, dando
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vita al proprio inconfondibile stile, e vedremo come il fecondo incontro con le sue
posizioni filosofiche gli permetta di procedere ben oltre la contemporanea retorica di
scuola, in una direzione di sorprendente ‘modernità’.
Potrebbe sembrare che nel rivolgersi alle emozioni piuttosto che alla razionalità
Seneca si metta in contraddizione con le posizioni della sua scuola, ma ciò non corri-
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sponde assolutamente al vero. Come prima osservato, secondo gli Stoici le passioni,
sebbene derivino in realtà da un giudizio errato, sono insensibili alla ragione. È quindi
futile cercare di correggere questo giudizio per mezzo di argomenti razionali. Crisippo
si spinge addirittura oltre: nella terapia di casi urgenti il terapeuta deve avvalersi di
qualsiasi ‘medicina’ che abbia qualche possibilità di agire sul paziente, anche se non
corrisponde alla verità, vale a dire anche se si tratta di princìpi di provenienza filosofica
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diversa dallo stoicismo. Detto per inciso, questa è precisamente la maniera in cui Seneca
si comporta con Lucilio, quando, in maniera in qualche modo sorprendente per uno Stoi-
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co, arruola Epicuro sotto le bandiere della propria admonitio (e meditatio) etica.

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Per l’admonitio di Seneca e la teoria dello stile che le è proprio vd. Setaioli (2000, pp. 111-126; 141-155),
dove vengono citati e discussi i testi principali e la bibliografia relativa.
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Ciò corrisponde alla teoria paneziana del sermo, come riportata da Cic. off. 1,132-137, che abbraccia tanto
l’admonitio quanto il sermo di Seneca (nella terminologia senecana il secondo è il tipo di discorso non
emotivo che, come vedremo, verrà impiegato in uno stadio successivo della terapia). Per quanto l’admonitio
possa raggiungere un alto livello di emotività (per es. epist. 60,1 queror, litigo, irascor; cfr. 25,1; 51,13), il
terapeuta stimolerà sì l’emotività del paziente, ma non perderà mai il controllo di sé (per es. epist. 40,7). Cfr.
Cic. off. 1,136. L’appello all’emotività del destinatario non è che il primo passo verso la meta finale del
ristabilimento della sua razionalità. Cfr. Setaioli (2000, pp. 141-155).
45 Abbiamo già richiamato l’uso funzionale della retorica nelle Consolazioni senecane.
46 Cfr. nota 15.
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SVF III 474. Significativamente, Crisippo formulò questa idea nel suo scritto sulla terapia delle passioni (ȱǗ
Ǟ̆ ǚǏǛʏ ǚNjǒ̅Ǘ ǒǏǛNjǚǏǟǞǓǔ̆). Menziona esplicitamente un approccio peripatetico e uno epicureo. Questi
possono essere utilizzati per prevenire il pericolo d’insuccesso della terapia, che potrebbe derivare dal perder
tempo con confutazioni dottrinali. Per quanto riguarda l’epicureismo, afferma che il terapeuta deve mostrare
al paziente che anche quella dottrina respinge la passione.
48 Alcuni hanno sostenuto che le tendenze originali di Lucilio fossero epicuree (cfr. epist. 23,9 Epicuri tui).
Vd. Setaioli (1988, p. 201 n. 866). Più di recente l’epicureismo di Lucilio è stato negato da Graver (1996,

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