Page 15 - Fabio Gasti (a cura di), Seneca e la letteratura greca e latina. Per i settant’anni di Giancarlo Mazzoli, Pavia, Pavia University Press, 2013
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La filosofia come terapia, autotrasformazione e stile di vita in Seneca 3
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superficiali. Questo approccio trova il suo corrispondente linguistico nell’altra meta-
fora spesso usata da Seneca in riferimento alla propria attività di educatore: quella della
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‘guerra’, o comunque della ‘lotta’ contro le passioni. Non di rado l’immagine militare
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si fonde con quella medica, specialmente nelle Consolazioni, ossia negli scritti istitu-
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zionalmente dedicati alla guarigione di una ferita dell’anima. Analizzeremo breve-
mente questi ultimi prima di affrontare gli aspetti più personali del programma terapeu-
tico senecano.
2. Dal nostro punto di vista il problema centrale posto dal genere consolatorio consiste
nello stabilire il rapporto tra i due elementi che confluiscono in questo tipo di scritti: quel-
lo letterario e retorico da un lato, quello filosofico dall’altro. La predominanza del primo
è stata sostenuta da Rudolf Kassel, mentre il punto di vista contrario è rappresentato so-
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prattutto da un altro studioso tedesco: Horst-Theodor Johann. Sebbene Posidonio inclu-
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desse la consolatio nel discorso filosofico, come ci informa proprio Seneca, non c’è
dubbio che la retorica giochi un ruolo decisivo in questo genere letterario, come è con-
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fermato dallo spazio che ad esso assegnano i manuali retorici. Il pensiero di Seneca può
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ben essere ‘naturalmente consolatorio’, ma ciò non significa che nelle sue Consolazioni
l’elemento retorico e letterario non conservi un’importanza fondamentale. Nella Consolatio
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rivolta alla madre l’emulazione puramente letteraria di Cicerone è evidente; e
nell’epistola 99, una consolatio rivolta a Marullo per la perdita di un figlio infante, Sene-
ca adotta lo ǝǡ˛ǖNj ǚǕdžǍǓǙǗ, l’‘approccio obliquo’, in quanto fa mostra di rimproverare
Marullo invece di consolarlo, seguendo la ben nota maniera retorica consistente nel per-
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seguire apparentemente uno scopo opposto a quello atteso dall’ascoltatore o dal lettore.
19 Cfr. per es. epist. 75,7.
20 Cfr. Wilson (1997, pp. 62-63); Ficca (2001, pp. 169-180). Vivere… militare est, scrive Seneca in epist.
96,5. Vd. inoltre Steyns (1906, pp. 5-50); Smith (1910, pp. 127-135); Armisen-Marchetti (1989, pp. 94-97);
Cervellera (1990).
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Cfr. Ficca (2001, pp. 180-182).
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Cfr. Wilson (1997), p. 48: «the consolation is perhaps the paradigmatic instance in the therapeutic mode of
philosophising».
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Kassel (1958); Johann (1968). Ho espresso la mia opinione e discusso l’abbondante bibliografia in una
serie di articoli: Setaioli (1997, ora raccolto e aggiornato in 2000, pp. 275-323, 411; 1999; 2001a; 2001b;
2005; 2007).
24 Epist. 95,65. Cfr. Setaioli (1988, pp. 336-349).
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Cfr. per es. Ps. Dion. Hal. ars rhet. 6,4-6 (II, pp. 281,1 - 283,19 U.-R.: nell’ambito della trattazione sul
logos epitaphios); Menand. Rhet. III, pp. 413,15-414,30 Sp.; cfr. III, pp. 421,14-422,4.
26 Così Ficca (2001, p. 9): «Seneca, il cui pensiero è… naturaliter consolatorio».
27 Helv. 1,2 praeterea, cum omnia clarissimorum ingeniorum monimenta ad compescendos moderandosque
luctus evolverem, non inveniebam exemplum eius qui consolatus suos esset cum ipse ab illis comploraretur.
Questo passo richiama da vicino Cic. Att. 12,14,3 nihil enim de dolore minuendo scriptum ab ullo est quod ego
non domi tuae legerim… Quin etiam feci, quod profecto ante me nemo, ut ipse me per litteras consolarer…
Adfirmo tibi nullam consolationem esse talem. Cfr. Cic. Att. 12,21,5. Se Cicerone consola se stesso di una
disgrazia che ha colpito lui stesso invece che un altro, Seneca lo supera, giacché consola qualcun altro di una
disgrazia che ha colpito lui stesso; per questo può proclamare che, anche dopo Cicerone, non esiste alcuna
Consolazione come quella scritta da lui. Cfr. Setaioli (2003, pp. 63-64).
28 Wilson (1997) non si avvede della presenza di questo schema retorico nell’epist. 99. Ritiene addirittura
(p. 66) che Marullo sia un personaggio fittizio. Ma è lo stesso Seneca a sottolineare l’originalità del suo
approccio (epist. 99,1 non sum solitum morem secutus). Essa consiste nell’applicare questo schƝma alla
consolatio, dove non era comune, certo non nello schƝma in sé.