Page 17 - Ettore Dezza, Lezioni di storia del processo penale, Pavia, Pavia University Press, 2013
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Capitolo 1 – Interest reipublicae ne crimina remaneant impunita

avvierà l’inquisizione, utilizzando metodi di gran lunga più rapidi e ‘sicuri’ nella rac-
colta delle prove atte a dimostrare la colpevolezza dell’imputato.



1.4. Consuetudine e procedimento ex officio in Alberto da Gandino
Alla fine del Duecento, preziosa testimonianza di una situazione che sembra ancora
assai fluida è l’opera di un giudice attivo proprio nelle corti di giustizia delle città co-
munali, Alberto da Gandino, «primo e più grande trattatista di successo» (Domenico
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Maffei) della materia penalistica nell’età del diritto comune.
Composto tra gli ultimi anni del XIII secolo e i primissimi del XIV, il suo De
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maleficiis utilizza – ma si tratta in molti casi di un vero e proprio assemblaggio – scritti e
pagine di non pochi autori del maturo Duecento, che vanno da Accursio a Odofredo, da
Azzone a Dino del Mugello, dal suo maestro Guido da Suzzara a Jacopo d’Arena, per
arrivare allo Speculum iudiciale del francese Guillaume Durand, primo grande
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restatement europeo dell’intera materia processualistica. Il De maleficiis ingloba inoltre,
pressoché integralmente, almeno due precedenti trattati, l’anonimo e dibattuto De
tormentis in materia di tortura (talora attribuito a Guido da Suzzara) e il De fama del
bolognese Tommaso da Piperata, nonché una serie di quaestiones ex facto emergentes di
varia origine e spesso dedicate a problemi di legislazione statutaria. Sulla base di
un’ampia conoscenza delle fonti sia giustinianee che canonistiche (fondamentale, proprio
nella trattazione dell’inquisizione, è il ricorso al Liber Extra del 1239 e, al suo interno, al
capitolo Qualiter et quando del titolo De accusationibus, basato sulla già citata decretale
del 1206) ma anche della Lombarda, degli statuti municipali e delle consuetudini, e
attingendo altresì a canali non libreschi e, con grande frequenza, a ricordi personali,
l’informatissimo Alberto da Gandino mette dunque a frutto e riordina con perizia tecnica
e stile efficace un materiale assai vasto e vario. In tal modo, egli è in grado da un lato di
delineare un quadro compiuto delle opinioni e delle conclusioni dominanti nella dottrina
e nella prassi del suo tempo, e dall’altro di segnalare i numerosi problemi aperti, in ordine
ai quali spesso non esita ad avanzare proposte di soluzione.

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Alberto da Gandino (Crema …1281-1310…), probabilmente allievo di Guido da Suzzara a Reggio
Emilia o a Bologna, è un giudice di professione e di buona cultura attivo dal 1280 e per circa un trentennio
presso le curie podestarili di numerose città dell’Italia centrosettentrionale: Lucca, Perugia, Firenze,
Bologna, Siena, Fano (ove è podestà), Firenze.
6 Concepito in origine come libellus destinato alla pratica, il De maleficiis costituisce una sorta di opera
aperta sulla quale l’autore ritorna in più occasioni con aggiunte e modifiche. Una prima stesura risale agli
anni in cui Gandino è assessore a Perugia (1286-87). L’opera è poi aggiornata tra Bologna, Siena e Perugia
fino al 1301. Il De maleficiis, che gli editori cinquecenteschi ascrivono al genere dei trattati, è edito per la
prima volta a Venezia nel 1491.
7 Guillaume Durand (Puimisson 1230 ca. - Roma 1296), meglio noto in Italia come Guglielmo Durante, si
laurea a Bologna e dal 1264 insegna diritto canonico a Modena. In seguito è chiamato a Roma e viene
inserito nell’amministrazione pontificia. Nel 1274 collabora alla redazione delle costituzioni del secondo
concilio di Lione. Inviato come legato a Bologna, nel 1283 è governatore della Romagna e della Marca di
Ancona. Nel 1286 viene nominato vescovo di Mende, in Francia, ma rimane in Italia fino al 1291. Nel
1295 declina la nomina a arcivescovo di Ravenna. Lo Speculum iudiciale risale in prima stesura al 1271, e
viene rivisto nel 1286 e nel 1291. L’opera si distingue per la chiarezza e lo spiccato senso pratico con cui
viene illustrata la disciplina processuale sia civile e penale che canonica.

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