Page 71 - Fabio Gasti (a cura di), Seneca e la letteratura greca e latina. Per i settant’anni di Giancarlo Mazzoli, Pavia, Pavia University Press, 2013
P. 71







Seneca, Mecenate e il ‘ritratto in movimento’ 59

una sua degradata, quanto consueta, performance, mi sembra quindi definitiva conferma
che il breve percorso esegetico che abbiamo compiuto tra i ritratti in movimento di
commedia, oratoria e satira possa trovare un comun denominatore, segnalato da Seneca
68
stesso, proprio nel loro carattere mimico. Del resto basterà anche aggiungere il
dissacrante tocco finale del § 8, dove leggiamo motum illi felicitate nimia caput,
69
espressione di grande realismo espressivo priva di paralleli precisi, ma che
nell’equazione implicita caput-animus rende in modo icastico la viziosa e degradata
70
fisicità del marcidus Mecenate.
Se è evidente il raffinato gioco intellettualistico senecano nel denigrare sul suo
stesso terreno Mecenate, sulla cui infatuazione per il mimo Batillo non tacciono le
71
fonti e del quale Batillo proprio Seneca sottolinea il persistente influsso nefasto sulla
72
gioventù contemporanea nelle Naturales quaestiones 7,32,3-4, meno facile è
ipotizzare i motivi per cui voglia individuare solo nella persona di Mecenate le cause
del declino della letteratura contemporanea.
73
Nella letteratura imperiale si tende a sottacere il legame di stretta collaborazione
di Mecenate con Augusto come abile manipolatore della propaganda a favore
dell’imperatore e si insiste soprattutto sul suo ruolo di protettore delle lettere: a Seneca
non sfugge invece il ruolo di consigliere del principe che ricopriva nell’età augustea (ne
parla per es. in ben. 6,32,2-4) e non manca di rilevare anche nell’epist. 114,6, prima
citata, che il suo atteggiamento privo di controllo e di misura era lo stesso anche quando

‘degradante’ è con uno schiavo, non con ricchi fuggitivi (l’uso stesso di solere rimanda a uno stereotipo
sociale, accreditato dalla tradizione comica). Qualche difficoltà la crea il genitivo divitis: a mio parere ha tutta
l’aria di una glossa, che potrebbe forse anche essere espunta (la questione testuale meriterebbe un’indagine
particolare).
68 Come nel caso del famoso episodio di Ostio Quadra nelle Naturales quaestiones 1,16,1-9, analogo per
l’insistita e realistica lunghezza descrittiva, ma soprattutto anche per la necessità di premettere delle parole
d’esordio relative al proprio narrare – hoc loco volo tibi narrare fabellam… Hostius fuit Quadra obscenitatis in
scaenam usque perductae – facendo supporre, non a torto, che lo schema narrativo e descrittivo risenta di
canovaccio mimico: rimando alle osservazione di Berno (2003, p. 53 ss.), ma vd. già Mazzoli (1970, 142 n. 76).
69
Interessante per quella che definirei la mimesi linguistica di Seneca, l’immagine del motum caput
suggerisce in primis l’ubriachezza, evocando l’espressività della commedia e della satira, con l’equazione
caput = animus attestata solo qui in Seneca, (vd. per es. Plaut. Epid. 95; Hor. serm. 2,1,25) e quindi offrendo
perfetta corrispondenza tra atteggiamento esteriore e intimo. Del resto basterà anche aggiungere quanto
leggiamo al § 22, citato supra alla n. 3. Sugli effetti del vino, ma con implicito giudizio morale, molto
significativo mi sembra Pers. 3,58 stertis adhuc laxumque caput compage soluta / oscitat hesternum (scil.
hesterno vino potum) dissutis undique malis.
70
Analoghe valutazioni offre anche un passo molto noto del De providentia 10 dedicato a Mecenate in
contrapposizione ad Attilio Regolo (con il commento ad loc. di Lanzarone, 2008): feliciorem ergo tu
Maecenatem putas, cui amoribus anxio et morosae uxoris cotidiana repudia deflenti somnus per
symphoniarum cantum ex longinquo lene resonantium quaeritur? Mero se licet sopiat et aquarum fragoribus
avocet et mille voluptatibus mentem anxiam fallat, tam vigilabit in pluma quam ille in cruce; sed illi solacium
est pro honesto dura tolerare et ad causam a patientia respicit, hunc voluptatibus marcidum et felicitate
nimia laborantem magis iis quae patitur vexat causa patiendi. Vd. al proposito le osservazioni di Citroni
Marchetti (1991, p. 120 s.).
71 Vd. Hor. epod. 14,9 non aliter Samio dicunt arsisse Bathyllo / Anacreonta Teium, qui persaepe cava
testudine flevit amorem / non elaboratum ad pedem; Tac. ann. 1,54,2 indulserat ei ludicro Augustus, dum
Maecenati obtemperat effuso in amorem Bathylli.
72 Nat. 7,32,3 stat per successores Pyladis et Bathylli domus, harum artium multi discipuli sunt multique
doctores; privatum urbe tota sonat pulpitum; in hoc mares, in hoc feminae tripudiant: mares inter se
uxoresque contendunt uter det latus mollius. Vd. Berno (2003, p. 202 ss.).
73
Lo nota giustamente Bellandi (1995, p. 94 ss.).

   66   67   68   69   70   71   72   73   74   75   76