Page 53 - Stefano Rastelli (a cura di), La ricerca sperimentale sul linguaggio: acquisizione, uso, perdita, Pavia, Pavia University Press, 2013
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Gli ERP nello studio dei processi di comprensione frasale 35
quindi usati con estrema cautela solo nel caso in cui il particolare paradigma o
la qualità generale dei dati lo rendano conveniente. Per gli studi sulla com-
prensione frasale sono spesso utilizzati per eliminare artefatti oculari o blink;
questi ultimi in particolare sono insidiosi nel caso si utilizzino come materiale
sperimentale frasi piuttosto lunghe. È infatti difficile per un partecipante evita-
re di sbattere le palpebre per molti secondi e quindi in questo caso la probabi-
lità di avere dei blink nell’epoca di interesse può aumentare drasticamente
rendendo sconveniente lo scarto delle epoche artefattuate. Il metodo statistico
più utilizzato è l’ICA (Independent Component Analysis) che permette di scom-
porre il segnale in topografie (pesi dati ai singoli siti) che sovrapposte con op-
portune funzioni di sommazione nel tempo (decorso temporale della compo-
nente) descrivono il segnale originale (Jung et al. 2000). L’algoritmo può essere
applicato all’intero tracciato EEG, alle epoche o (meglio) a segmenti della regi-
strazione ricchi degli artefatti di interesse (per movimenti oculari può essere
utile registrare l’attività EEG mentre i partecipanti leggono le istruzioni pre-
sentate a monitor). Nella scomposizione è possibile individuare (manualmente
o automaticamente) le topografie relative all’artefatto di interesse e ricostruire
il segnale omettendo tali componenti. Siccome il numero di componenti in cui
il segnale viene scomposto dipende dal numero di siti è consigliabile utilizzare
tali algoritmi solo se si ha una densità di siti di registrazione medio-alta (sopra
i 32, meglio se attorno ai 64 siti) in quanto, se il numero di componenti è basso,
aumenta la possibilità che la componente catturi sia segnali artefattuali che
neurali. In ogni caso anche in questo tipo di reiezione dei dati è importante che
ogni componente scartata sia ricondotta con sicurezza a uno specifico tipo di
artefatto tramite l’analisi della topografia e del decorso temporale della stessa.
Un metodo differente, in linea di principio migliore ma meno utilizzato, è
quello proposto da Berg e Sherg (1989) che consiste nella costruzione di un
modello fisico dei segnali di origine oculare. Esso richiede una fase di calibra-
zione nella quale è chiesto ai partecipanti di muovere gli occhi in determinate
posizioni dello spazio ed eseguire dei blink. Tali dati sono utilizzati per fissare
i parametri liberi del modello, il quale è costituto da due dipoli positivi corri-
spondenti alla posizione degli occhi. Essi sono rivolti verso l’esterno della testa
e inseriti in tre sfere concentriche di materiale conduttore avente differenti ca-
ratteristiche elettriche. La simulazione delle variazioni del segnale EEG dovute
a variazioni di intensità (blink) e posizione (movimento) dei dipoli elettrici ocu-
lari sono fittate con i dati sperimentali in modo da fissare i parametri liberi del
modello legati a specifici aspetti dell’anatomia e della fisiologia del singolo
individuo. L’output del modello consiste in un coefficiente di abbattimento dei
segnali elettrooculografici (orizzontale e verticale) per ogni sito di misura e la