Page 95 - Fabio Gasti (a cura di), Seneca e la letteratura greca e latina. Per i settant’anni di Giancarlo Mazzoli, Pavia, Pavia University Press, 2013
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Troia senza futuro

Il ruolo del secondo coro nelle Troades di Seneca

Gianna Petrone, Università di Palermo, gianna.petrone@unipa.it





Abstract: The second ode of Senecan Troades, despite the philosophical
theme, can not be judged as an ‘editorial intrusion’, because it comes from the
sorrowful voice of Trojan women through fleeting but significant signs. It
also anticipates the end of the tragedy, suggesting a symbolic analogy
between individual death and the ashes of the city. The affirmation of a final
death for Troy expresses a strong antithesis to the Vergilian providentialism.

Keywords: Seneca’s Troades, Second ode, Symbolic connections





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Il celebre secondo coro delle Troades di Seneca intona uno speciale ‘essere o non esse-
re’, domandandosi se l’anima sopravviva alla morte o se con la morte finisca tutto. La
risposta all’interrogativo, problematico per eccellenza, afferma, ‘lucrezianamente’,
l’illusorietà dell’oltretomba, con le sue favolistiche rappresentazioni, e l’annullamento
totale dello spirito insieme con il corpo.
Dopo una poetica e altissima definizione del ‘non-luogo’ cui tutti sono destinati
(nec amplius… usquam est), una volta svanita velocemente la vita, il canto corale, per
il tramite di una inappellabile sentenza filosofica, che scandisce come dopo la morte
non ci sia nulla e la stessa morte non sia niente (post mortem nihil est ipsaque mors
nihil, v. 397), porge infine la sua conclusione, affidandola a un serrato botta e rispo-
sta: in quale luogo ci si trova dopo la morte? Nello stesso in cui si era prima di nasce-
re (vv. 407-408).
Paradossale la vicenda critica di questi versi: giustamente apprezzati, per le toccan-
ti e limpide formulazioni, e per questo giudicati tra i meglio riusciti dell’intero reperto-
2
rio senecano, per non dire post-augusteo, sono stati oggetto di forti riserve e motivo di
imbarazzo per gli interpreti, che vi registrano una voce ‘filosofica’ fuori campo, per


1 Una combinazione abbastanza straordinaria fa sì che si realizzi un inaspettato incrocio di queste mie pagine
con l’articolo di Giancarlo Mazzoli, Seneca, Troades: Paesaggio con rovine (2011). Non mi dispiace affatto e
in fondo non è un caso, dato che mette in evidenza il debito che, studiando Seneca, si contrae inevitabilmente
con l’opera di Giancarlo Mazzoli.
2 Cfr. Caviglia (1981, 44 n. 32): «È una delle pagine poeticamente più alte di Seneca tragico, avvicinabile per
certi aspetti al famoso monologo del III atto dell’Amleto (su cui potrebbe anche aver influito)». Possiamo
applicarvi il giudizio che Traina (2003, p. 238) dà in generale sui cori: «questi cantica… nella loro autonomia
gnomica o descrittiva costituiscono la sola grande lirica latina… fra Orazio e Prudenzio».

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