Page 110 - Fabio Gasti (a cura di), Seneca e la letteratura greca e latina. Per i settant’anni di Giancarlo Mazzoli, Pavia, Pavia University Press, 2013
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98 Eckard Lefèvre
1. L’Hercules Furens
Anche nel caso dell’Hercules Furens dietro il personaggio principale non si deve
riconoscere altri che il princeps. Questi dovrebbe essere Nerone, anche se si accetta la
communis opinio per la quale nell’Apocolocyntosis, recitata probabilmente durante i
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Saturnalia dell’anno 54, si notano indizi di una parodia dell’Hercules Furens. La data di
composizione dell’opera dovrebbe quindi essere compresa prima del 18 dicembre, data di
inizio dei Saturnalia; la tragedia costituirebbe, per così dire, un dono di benvenuto del
precettore Seneca al nuovo princeps. In effetti l’Hercules Furens viene prevalentemente
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fatto risalire all’anno 54, a torto. Comunque, anche rinunciando all’ipotesi della parodia,
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è lecito pensare al giovane Nerone; l’accostamento tra la figura di Ercole e il princeps
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sembra quasi inevitabile. Le testimonianze a riguardo sono state raccolte da Peiper.
Svetonio riferisce che Nerone interpretò l’Hercules insanus (Nero 21,3); Cassio Dione
conferma che egli recitò nella parte di ɆǛNjǔǕ˛ǜ (62,9,4). Secondo Svetonio si raccontava
che egli voleva incarnare Ercole e farne rivivere le imprese nell’arena (imitari et Herculis
facta, v. 53). Secondo Cassio Dione, quando Nerone ritornò dalla Grecia, fu salutato dal
popolo come ƸʎǛǣǗ ɞ ɆǛNjǔǕ˛ǜ (62,20,5). Quest’ultima testimonianza si riferisce ormai
all’anno 68, ma è probabile che l’affinità tra Nerone e la figura di Ercole sia
costantemente presente. Va considerata in questo contesto la diffusione della leggenda
secondo la quale nella sua fanciullezza Nerone sarebbe stato protetto da serpenti (egli
stesso avrebbe sempre sostenuto che era stato soltanto visto un serpente nella sua camera
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da letto). Potrebbe trattarsi di un allusione all’avventura del piccolo Ercole con i
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serpenti, che ricorre anche ai vv. 215-222 dell’Hercules Furens.
Se dunque si deve probabilmente riconoscere Nerone nel personaggio di Ercole, è
necessario interrogarsi sulla natura di questa correlazione, che dipende dall’interpreta-
zione della figura di Ercole. Per usare una formula apodittica: se si intende Ercole come
figura positiva, si tratterebbe di una tragedia celebrativa; se invece Ercole è da inten-
dersi come figura negativa, si tratterebbe di una tragedia denigratoria. Entrambe le in-
terpretazioni sono state sostenute dagli studiosi.
L’interpretazione positiva s’incontra ad esempio in Edert, che nel personaggio di
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Ercole vede un «Hymnus auf den stoischen Weisen». In tempi più recenti è soprattutto
Zwierlein a intendere Ercole come figura positiva, che viene condotta alla rovina da
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Si ricordi la perplessità di Rambelli (1957a, p. 27): egli ritiene «illegittima audacia trarre conclusioni
cronologiche da passi di entrambi gli scritti che suonano simili». Recentemente Giancarlo Mazzoli nell’im-
portante contributo del 2008, rimandando a Mesk (1912, p. 372) e a Russo (1948, p. 75), lo ha sottolineato
con prudenza. «Quando Seneca si determinerà a fare di Ercole, nel dramma della follia, un personaggio
veramente tragicus, non avrà difficoltà a riprendere e variamente distribuire, con certo minore coesione sin-
tagmatica, taluni di quei lessemi e di quegli stilemi, tanto peculiari del paradigma eidografico da lasciarsi as-
semblare tutti quanti pour cause nell’ipercaratterizzazione parodica» (2008, p. 194).
2 Cfr. il recente Nisbet (1990, p. 96): «by 54».
3 Per la datazione del dramma vd. l’ultimo capitolo della sezione sull’Hercules Furens.
4 Non mi convincono i dubbi di Malaspina (2004, pp. 267-307), contro l’interpretazione «storico-allusiva»
delle tragedie senecane.
5 Peiper (1870, p. 21).
6 Tac. ann. 11,11,3.
7 Così Peiper (1870, p. 21).
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Edert (1909, p. 29).