Page 105 - Fabio Gasti (a cura di), Seneca e la letteratura greca e latina. Per i settant’anni di Giancarlo Mazzoli, Pavia, Pavia University Press, 2013
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Troia senza futuro 93

vito a sottrarre il figlio, …natum eripe (v. 452), senza tuttavia riuscire a scongiurarne
l’uccisione, che coincide con la privazione della suboles e dunque l’estinzione della
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stirpe e la caduta di ogni illusione di rinascita.
Rispetto a tutto ciò il secondo coro esercita come una premonizione consolatoria,
nel momento in cui addita il raggiungimento di un limite oltre il quale non esiste più
nulla, né persona, né città, ma per questo si interrompe almeno la catena del male.
Di questa simbiosi tra destino umano e sorte della città, che unifica il coro delle
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donne alla distrutta Troia, c’è un segnale certo, già ravvisato dalla critica, che consiste
nella metafora del fumo scuro, veloce a dissolversi: è l’immagine dello svanire
dell’anima dopo la morte (…ut calidis fumus ab ignibus / vanescit, spatium per breve
sordidus, v. 392) a conclusione dell’esistenza individuale. La stessa che descrive il
sottrarsi alla vista e dunque la perdita per sempre della città che le prigioniere sono
costrette a lasciare: di Troia resta solo un’effimera traccia fumosa, Ilium est illic, ubi
fumus alte / serpit in caelum… (v. 1053 s.).
Tuttavia non solo qui funziona l’immagine, che piuttosto appartiene a un piano
compositivo di suggestioni.
La natura evanescente dell’anima, raffigurata dal secondo coro con l’immagine del
fumo scuro, è infatti metafora diffusa, audacemente ricorrente, sulla quale la tragedia
basa più di un raccordo a effetto. Riprende il quadro dell’incendio di Troia descritto nel
prologo, con la densa oscurità che copre il cielo inondato di fumo (… me caelum patet /
undante fumo…, v. 19 s.), a significare la sopraggiunta fine della città (ater favilla squalet
Iliaca dies, v. 21). Il giorno ‘nero’ di Troia, il suo ultimo, viene raffrontato al supremo
giorno della vita umana, dalla cui contemplazione riflessiva prende le mosse il secondo
coro. L’incendio di Troia è posto così in simbolica equivalenza al rogo che brucia i corpi. Il
problema del dissolversi dell’anima, come fumo, si riallaccia all’exitus di Ilio.
Il secondo coro ha dunque un ruolo centrale nell’esplicitare questo significato di
annullamento totale, che investe, oltre le vicende dei singoli, e delle prigioniere, anche
il destino di Troia. Astianatte non potrà infatti rinnovare le gesta del padre, cui tanto
somiglia da essere un ‘Ettore in miniatura’ ma, vanificando le illusioni materne, che
vagheggiavano in lui il ricostruttore della città, si ricongiungerà al padre nella violenza
di una morte che non lascia integro neanche il suo corpo. La battuta di Andromaca, alla
descrizione delle membra spezzate dalla caduta, sic quoque est similis patri (v. 1117),
fa capire che la vera somiglianza con il padre non andava cercata nella vita ma nella
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morte, radicalizzando il messaggio negativo. Ragione quest’ultima che spiega come
qui Seneca modifichi la tradizione mitica, con i particolari raccapriccianti del corpo

31 Molto convincente la lettura di Caviglia (1981, p. 53 ss.). Il motivo del destino di Troia, indirizzato alla
morte, coinvolge anche il vincitore Agamennone, il cui fato, presentito nelle Troades, ha sviluppo
nell’Agamemnon; cfr. Lefèvre (1973, pp. 64-91).
32 Adesso Mazzoli (2011, p. 359), in una densa rivisitazione delle ‘rovine’ che fanno da sfondo paesaggistico
e orizzonte semantico alla tragedia senecana: «Post mortem nihil est, anche per la città che, all’orizzonte,
‘esalerà’ in un filo di fumo il suo residuo spirito vitale».
33 Lo sparagmós che in Seneca tocca al corpo di Astianatte appare confermarvi la rottura violenta della catena
patrilineare. Secondo l’analisi che dei celebri miti di ‘corpo a pezzi’ ha fatto Frontisi-Ducroux (2004, pp. 9-
24), il figlio spezzettato diventa simbolo della minaccia ‘contro l’ordine della cultura’. Nel caso di Astianatte
la minaccia è divenuta fatto reale e nel macabro quadro delle miserevoli condizioni delle sue membra si
celebra il crollo intero del suo mondo.


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