Page 172 - Stefano Rastelli (a cura di), La ricerca sperimentale sul linguaggio: acquisizione, uso, perdita, Pavia, Pavia University Press, 2013
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154 S. Bisconti, T. Farroni

ad esempio, ‘mubage’). I risultati dello studio dimostrarono un incremento
dell’O2Hb nelle regioni frontali dell’emisfero sinistro e nelle regioni temporali
bilaterali in risposta alle sequenze che contenevano sillabe ripetute rispetto a
sequenze di sillabe non strutturate. Ciò dimostrerebbe che i neonati sono già in
grado di estrarre delle semplici regolarità dal discorso. Tuttavia quest’abilità
sarebbe evidente solo quando le sillabe sono ripetute l’una di seguito all’altra. La
stessa risposta emodinamica non è stata evidenziata quando le sillabe ripetute
non erano consecutive (ABA; ad esempio, ‘mabuba’). In uno studio fNIRS di
Pena et al. (2003), i cambiamenti dell’ossigenazione cerebrale furono investigati
alla nascita a livello della corteccia temporale in risposta all’elaborazione del
linguaggio. Ai neonati venivano presentate delle frasi con una fluenza del
discorso normale (in avanti) e delle frasi con un ordine inverso (all’indietro). I
risultati dello studio dimostrarono che era presente una predominanza del lobo
temporale sinistro nel linguaggio in avanti, ma non all’indietro o durante il
silenzio. Gli autori spiegarono tale risultato come un’evidenza della dominanza
dell’emisfero sinistro nell’elaborare le proprietà del discorso.
Sato et al. (2012) investigarono ulteriormente l’elaborazione del linguaggio
in avanti e all’indietro per capire se questa dominanza fosse evidente per
qualsiasi linguaggio o solo in risposta alla lingua madre. I neonati furono
sottoposti quindi all’ascolto del discorso sia in avanti che all’indietro nella lingua
madre (giapponese) e in una lingua straniera (inglese). I risultati provarono che
la regione temporo-parietale appariva maggiormente attivata per il linguaggio
della lingua madre in avanti rispetto a quello all’indietro. Tale differenza non fu
rilevata tra il linguaggio in avanti o all’indietro nella lingua straniera. Inoltre,
questa risposta era più evidente nell’ascolto del discorso in avanti della lingua
madre rispetto all’ascolto in avanti della lingua straniera. Gli autori affermarono
che tali risultati dimostravano una chiara sintonizzazione verso certe
caratteristiche del linguaggio della lingua madre già a pochi giorni di vita.
L’attenzione verso la percezione della voce materna è stata investigata
attraverso la fNIRS da Lloyd-Fox et al. (2011). Sebbene gli infanti non siano in
grado di elaborare pienamente il linguaggio, sin dai primi mesi di vita loro sono
in grado di identificare e apprendere il linguaggio dalle voci dell’ambiente
circostante. Lloyd-Fox et al. (2011) dimostrarono che, verso i 6 mesi di età, aree
specifiche della corteccia cerebrale iniziano a specializzarsi in maniera selettiva
nel riconoscimento della voce umana. Mentre soggetti di 4 mesi mostrano
un’attivazione bilaterale della corteccia temporale in risposta all’ascolto di suoni
vocali e non vocali, regioni della corteccia anteriore temporale presentano un
incremento nell’attivazione durante l’ascolto della voce umana. Tale risultato è
stato utile non solo per comprendere quali regioni fossero sensibili al
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