Page 106 - Stefano Rastelli (a cura di), La ricerca sperimentale sul linguaggio: acquisizione, uso, perdita, Pavia, Pavia University Press, 2013
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88 Z. Cattaneo, J.T. Devlin, C. Lega, T. Vecchi

piede (con un pedale), e di non rispondere nel caso delle frasi astratte. I risultati
hanno dimostrato che l’ampiezza dei MEP per ogni muscolo effettore era
influenzata dall’ascolto delle frasi che si riferivano ad azioni legate a
quell’effettore. Anche Pulvermüller e colleghi (2005) hanno dimostrato una
relazione funzionale tra azione e sistema linguistico durante l’elaborazione
lessicale. Questi ricercatori hanno applicato la TMS sulle aree motorie
dell’emisfero sinistro mentre i soggetti erano impegnati in un compito di decisione
lessicale per parole collegate ad azioni. Sono stati confrontati i tempi di reazione
per le parole che si riferivano ad azioni che coinvolgevano i piedi o le braccia. I
risultati hanno evidenziato che la TMS sulle aree motorie delle braccia o dei
piedi diminuisce i tempi di reazione nel compito di decisione lessicale per azioni
rispettivamente legate alle braccia e ai piedi.
Questi esperimenti nel loro complesso sostengono l’esistenza di una
relazione molto stretta tra il significato dei verbi e un aumento dell’eccitabilità
della corteccia motoria in aree specifiche. Sembra quindi che l’elaborazione di
frasi attivi una simulazione dell’azione che la frase descrive e che tale
simulazione sia molto specifica, poiché, come osservato, è sensibile all’effettore
coinvolto nell’azione espressa dalla frase.


5. Studi su pazienti neurologici

Tecniche di stimolazione cerebrale quali la TMS e la tDCS sono stati utilizzate
anche con pazienti neurologici, con lo scopo principale di stabilire se queste
tecniche possano essere di supporto nei protocolli riabilitativi. È risaputo che a
seguito di un ictus intervengono nel cervello processi di riorganizzazione
importanti (plasticità). In particolare, nella fase acuta si verifica un’inibizione
dell’emisfero sano su quello colpito. Questo fenomeno è funzionale e rappresenta
un tentativo di controllare l’attività perilesionale, riducendo la richiesta di
ossigeno e glucosio nella ‘penumbra’ dell’ictus, ovvero la regione cerebrale
criticamente ipoperfusa, ma ancora vitale intorno all’area infartuale
irreversibilmente danneggiata, e quindi limitare l’estensione della lesione.
Tuttavia, dopo la fase acuta e dopo che il danno si è stabilizzato, l’interazione
emisferica dovrebbe passare da inibitoria a eccitatoria, al fine di massimizzare le
capacità dei neuroni preservati dalla lesione di guidare il comportamento.
Diversamente, se questa inversione non si verifica, si avrà uno scarso recupero
comportamentale. Attraverso l’uso della TMS eccitatoria o inibitoria è possibile
intervenire, con lo scopo di indirizzare correttamente questi processi.





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