Page 121 - Stefano Rastelli (a cura di), La ricerca sperimentale sul linguaggio: acquisizione, uso, perdita, Pavia, Pavia University Press, 2013
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La neuropsicologia del linguaggio: il contributo della patologia 103
lesione cerebrale in vivo, e porre quindi in una correlazione diretta la patologia
del cervello con il quadro di deficit linguistico. In un primo tempo la ricerca si
indirizza verso la correlazione tra le sindromi classiche, descritte dai clinici
dell’800, e la sede della lesione cerebrale. La collaborazione tra neurologi, psico-
logi e linguisti tuttavia sposta progressivamente l’attenzione dalle sindromi cli-
niche alle caratteristiche qualitative e quantitative del deficit linguistico. Fonda-
mentali a questo proposito sono gli studi del gruppo di Boston (Goodglass, Ka-
plan 1983), basati sull’analisi delle caratteristiche della produzione afasica e sui
parametri linguistici che influenzano le prestazioni dei pazienti in compiti quali
la ricerca e la produzione lessicale o la comprensione di frasi. Parallelamente, lo
studio di correlazione si prefigge di individuare i correlati neurali di aspetti spe-
cifici dell’elaborazione linguistica, quali le compromissioni del livello fonologico
e semantico lessicale, o delle alterazioni della comprensione di frasi sintattica-
mente complesse (Caplan 1992). Gli sviluppi delle metodiche di analisi dei dati
hanno un ruolo importante nell’affinare questo tipo di ricerca, in particolare per
quanto riguarda gli studi di gruppo. Le prime tecniche si basavano su metodi di
mappaggio manuale, come la sovrapposizione delle lesioni (Mazzocchi, Vignolo
1979). Le lesioni osservate in un gruppo di pazienti con un deficit specifico, ad
esempio errori fonologici in produzione, venivano riportate su una rappresenta-
zione schematica dell’emisfero di sinistra, e sovrapposte al fine di rilevare la
regione consistentemente compromessa, al di là della variabilità lesionale indi-
viduale. Questo tipo di approccio è stato in seguito soppiantato da procedure
più precise, che grazie al loro carattere semi-automatizzato consentono di ridur-
re il margine di errore legato all’operatore o che, negli sviluppi più recenti, van-
no verso una completa automatizzazione della procedura di segmentazione che
consente di separare l’area cerebrale lesa dal tessuto sano. Ampia diffusione ha
avuto in ambito di ricerca il software MRIcro (Rorden et al. 2007); molto utile è anche
una tecnica che consente di correlare direttamente la presenza di una lesione localiz-
zata con il livello di prestazione a un test specifico (voxel-based lesion symptom map-
ping – VBLSM – Bates et al. 2003), consentendo di passare da un’analisi categoriale
del disturbo (presente/assente) a un’analisi quantitativa.
Come esempio di approccio basato sullo studio delle lesioni, possiamo con-
siderare le indagini sulle basi cerebrali dei processi di elaborazione semantico-
lessicale. Un disturbo nel denominare oggetti e figure costituisce uno degli ele-
menti comuni tra le diverse forme cliniche di afasia, anche se il tipo di errori che
i pazienti commettono sono molto differenti. Alcuni pazienti commettono errori
che suggeriscono una compromissione della capacità di produrre la struttura
fonologica di una parola (parafasie fonemiche), mentre altri producono errori
che indicano una disfunzione a livello della selezione lessicale o rappresentazio-